Mafia Capitale: condannati Carminati e Buzzi, cade il reato di associazione mafiosa

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di BEATRICE GALLUZZO – Lo hanno deciso i giudici della X sezione del tribunale di Roma: Mafia Capitale non è – a dispetto di un nome che ha avuto un impatto mediatico fortissimo – effettivamente un’organizzazione di stampo mafioso, ma tutt’al più comunemente criminale. Cade dunque per tutti gli imputati l’aggravante mafiosa, sia il 416 bis. Comunque, le pene comminate dal collegio giudicante presieduto da Rosanna Ianniello sono tutt’altro che leggere, anche se dimezzate rispetto alle richieste della Procura, che chiedeva per tutti gli imputati complessivamente 5 secoli di carcere- i quali poi a sentenza avvenuta, sono divenuti 250.

Massimo Carminati, il bazzicatore del “Mondo di mezzo”, coordinatore di tutto il sistema di malaffare e corruzione gravitante intorno alla Capitale d’Italia, è stato condannato a 20 anni di carcere, anzichè 28. “Avevi ragione tu, sono soddisfatto”, ha detto il “Re di Roma” alla sua legale, Ippolita Naso. “Ora mi devono togliere subito dal 41 bis”, ha poi aggiunto come prima richiesta dopo la decisione del tribunale. Sulla testa di Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative, pendeva una condanna a 26 anni, ridotta poi a 19.  Riccardo Brugia, ex nar e camerata di Carminati è passato da 25 anni a 11. Per l’ex amministratore delegato dell’Ama, Franco Panzironi, il collegio ha deciso che gli anni da scontare saranno 10. Luca Odevaine, perno del sistema di gestione migranti che fruttava all’organizzazione più che un qualunque traffico di droga, è stato condannato a 6 anni. E ancora, Andrea Tassone, presidente del municipio di Ostia, è stato condannato a 5 anni; Mirko Coratti, ex capo pd dell’assemblea capitolina, a 6;  Luca Gramazio, ex capogruppo di Forza Italia in Lazio, a 11.

Su 46 imputati, 43 sono state le condanne, e 3 le assoluzioni, ovvero Rocco Rotolo e Salvatore Ruggiero, che secondo l’accusa, facevano da ponte tra l’organizzazione criminale capitolina e la ‘Ndrangheta; e Giovanni Fiscon, ex dg di Ama, che rischiava invece 5 anni. Il procuratore aggiunto Paolo Ielo, dopo la lettura della sentenza ha commentato “Questa sentenza riconosce un’associazione a delinquere semplice, non di tipo mafioso. Sono state date anche condanne alte. Rispettiamo la decisione dei giudici anche se ci danno torto in alcuni punti mentre in altri riconoscono il lavoro svolto in questi anni. Attenderemo le motivazioni”.

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