Renzi: "Sulla mozione di Bankitalia il governo era d’accordo"

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“Rimango stupito nel vedere reazioni così dure a un semplice atto parlamentare. O vogliamo dire che il Parlamento non ha diritto di discutere? Noi non abbiamo una questione personale con il governatore Visco, il cui mandato scade per legge a fine ottobre. Il Parlamento ha approvato una mozione approvata – non dimentichiamolo – col parere positivo del governo. Una mozione in cui si esprime un giudizio su ciò che è accaduto in questi anni sulle banche. O vogliamo far credere invece che in questi anni sia andato tutto bene? Se qualcuno pensa di poter dire agli italiani che in questi anni sia andato tutto bene, auguri. Io la penso diversamente. Qui non è in ballo il galateo istituzionale né la scelta del nome, ma il ruolo e la dignità del Parlamento” ha dichiarato il segretario del Pd Matteo Renzi, in un’intervista a Qn, tornando sulla vicenda della mozione su Bankitalia “Il governo non era semplicemente informato: era d’accordo. La mozione parlamentare non solo era nota al governo, ma come sa chi conosce il diritto parlamentare questa mozione prevedeva che il governo desse un parere. Che c’è stato. Ed è stato positivo. L’esecutivo è composto da persone serie, non danno parere positivo senza sapere di cosa stanno parlando. Dunque: è evidente che il governo sapesse e che anche fosse d’accordo. Quanto all’autonomia del processo decisionale, noi rispetteremo qualunque scelta verrà fatta dalle autorità preposte sul nome del prossimo governatore. Auspico che scelgano la persona migliore: se il governo riterrà che la persona migliore sia l’attuale governatore, ne prenderemo atto. Ma il rispetto istituzionale non significa non chiedere chiarezza rispetto a ciò che è successo. Noi abbiamo la coscienza a posto, spero che tutti possano dire lo stesso. Le ripercussioni potrebbero esserci se non cambiasse nulla. Chi è abituato a incontrare grandi player della finanza globale sa che la prima cosa che auspicano per l’Italia è la presenza di soggetti dotati di grande autorevolezza nei settori della regolamentazione bancaria e non solo. Chi teme ripercussioni internazionali su questa vicenda forse non ha mai provato a convincere un fondo a investire in Italia”.

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