Abi: "Nel 2018 il Pil sarà a +1,5%"

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“Lo scenario previsivo presenta significativi miglioramenti nelle prospettive di crescita dell’economia, sia a livello mondiale sia, in particolare, per l’Europa e per l’Italia. Rispetto al recente passato i rischi di una revisione al ribasso delle previsioni risultano in calo, permangono tuttavia preoccupazioni, prevalentemente di fonte esterna all’Europa, collegate al permanere di tensioni geopolitiche e alla possibile estensione di politiche protezionistiche” si legge in una nota dell’Ufficio analisi economiche dell’Abi, costruito come di consueto insieme agli Uffici Studi delle principali banche operanti in Italia “La positiva fase ciclica internazionale e la prudenza con cui la BCE ha annunciato di voler agire sulla leva dei tassi, portano a disegnare in questa edizione del Rapporto uno scenario di ripresa e consolidamento della crescita della nostra economia: per il biennio 2017-2018 stimiamo un incremento del PIL pari all’1,5%, e per il 2019 prevediamo una crescita dell’1,6%. Rispetto al Rapporto di luglio si tratta di un incremento cumulato di 8 decimi di punto, prevalentemente indotto da un’accelerazione nella crescita degli investimenti, che a fine periodo tuttavia non riuscirebbero a compensare il calo registrato negli anni della crisi. I consumi delle famiglie, pur crescendo a ritmi inferiori rispetto agli investimenti, tornerebbero invece sui livelli pre-crisi. Negativo risulterebbe il contributo del commercio estero. Nel complesso, secondo le nostre proiezioni, l’attuale impostazione delle politiche di bilancio dovrebbe permettere di coniugare l’obiettivo di rientro del debito con l’esigenza di sostenere la crescita economica. In questo scenario di ripresa, le previsioni sui dati bancari registrano un significativo miglioramento, in particolare per quel che attiene la qualità dell’attivo: al 2019 le sofferenze nette sono previste scendere a 42,5 miliardi di euro, con una riduzione di oltre 40 miliardi di euro: a fine periodo di previsione la loro incidenza sugli impieghi si collocherebbe intorno al 2%, al di sotto della media storica seppur ancora oltre i valori minimi degli anni pre-crisi. Questa riduzione risulta più ampia di quanto previsto fino a qualche mese fa, in virtù delle recenti rilevanti operazioni di cessione degli stock pregressi di crediti deteriorati ma anche di un’accelerazione nel processo di riduzione del tasso di deterioramento dei crediti ritornato sui livelli pre-crisi. La flessione del rischio e il contesto economico positivo favorirebbero una buona vivacità della dinamica dei crediti erogati alla clientela che, tenuto conto delle operazioni di cessione e di cartolarizzazione, dovrebbero crescere ad un tasso medio del 2,8%. La redditività del settore bancario trarrà ovviamente beneficio dagli andamenti descritti. In particolare, si registrerà una riduzione dell’incidenza dei costi operativi sui ricavi e una rilevante flessione del costo del rischio. I costi operativi dovrebbero ridursi ad un ritmo medio annuo del 4%, favorendo la discesa del cost-income ratio al 63,8% a fine 2019, 14 punti percentuali in meno del picco del 2016 – anno contraddistinto però da una forte incidenza di componenti di costo straordinarie – e in linea con i valori del biennio 2013-2014”.

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