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di BEATRICE GALLUZZO – La richiesta di indennizzo, circa 500.000 euro, avanzata da Raffaele Sollecito come risarcimento per i quattro anni di ingiusta detenzione scontati nel carcere di Capanne e poi in quello di Terni, è stata definitivamente respinta dalla Corte di Cassazione. L’uomo fu accusato insieme alla sua ragazza dell’epoca, Amanda Knox, di aver concorso all’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel 2007, ma fu definitivamente assolto dalle accuse nel 2015 dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione.
Il caso ha avuto un’attenzione mediatica, sia in Italia che all’estero, non indifferente. Sollecito difatti lamenta che “Se ancora non trovo un lavoro è per quanto mi è successo. Sto ancora subendo le conseguenze degli anni passati in carcere da innocente e non capisco perché questo non venga compreso”. Il suo avvocato, Giulia Bongiorno, ha commentato “Il risarcimento che è stato negato a Raffaele poteva e doveva essere il giusto ristoro per l’ingiusta detenzione subita. Ma questo non scalfisce in alcun modo la sua innocenza”. Dopodiché aggiunge “Ricorreremo alla Corte europea e non ci fermeremo”.
Sollecito e i suoi legali non sono gli unici ad aver pensato di deferire la questione alle istituzioni comunitarie. Anche Amanda Knox nel 2013 aveva fatto ricorso alla Corte Europea dei diritti umani, per denunciare un processo a suo dire iniquo e i trattamenti degradanti a cui sarebbe stata soggetta durante gli interrogatori. L’anno scorso la Corte ha accettato in via preliminare le motivazioni presentate dalla donna.
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