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di BEATRICE GALLUZZO – Oggi e domani Tallinn è la cornice del vertice tra i ministri degli affari interni dell’Unione, riunitisi per sviscerare i punti del Piano d’Azione stilato dalla Commissione in tema migranti. Il clima è caustico, senza ombra di dubbio: gestire e condividere le responsabilità e gli oneri di una crisi umanitaria richiede tempo (tanto), denaro (ingente), soluzioni politiche strutturali e non meno importante, l’accettazione del rischio di perdere i favori di una parte consistente dell’elettorato.
In Estonia l’Italia ha ribadito che necessita di aiuti concreti, che passano innanzitutto dalla possibilità che altri Paesi UE siano favorevoli all’apertura dei porti e all’accoglienza di una parte di migranti. La Francia, attraverso la bocca di Emmanuel Macron, aveva rimandato al mittente la proposta già nei giorni scorsi; la Spagna anche, e a Tallinn il ministro dell’Interno Juan Ignacio Zoido ci tiene a ribadire che“L’Italia ha chiesto aiuto, e noi vogliamo dargliene, ma i porti della Spagna sono sottoposti ad una pressione importante nel Mediterraneo occidentale, aumentata del 140%, che impone anche a noi un grosso sforzo per i salvataggi in mare”. Il ministro tedesco, Thomas de Maiziere, sulla falsariga dei suoi colleghi, ha dichiarato di non sostenere “la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio”. Idem per il Belgio: Theo Franken, ministro per l’Asilo e la politica migratoria, esordisce con un vago e più diplomatico “Non credo che il Belgio aprirà i suoi porti”; infine l’olandese Stef Blok sostiene che sia inutile permettere gli sbarchi in diversi Paesi qui in Europa, sarebbe più proficuo concentrarsi sui ruoli potenziali dei porti africani, in primis Tunisia ed Egitto. Insomma, grazie Italia, ma la risposta è “no”.
Poi si è anche parlato di Triton, la missione di presidio e soccorso dei migranti firmata dall’Unione Europea e nata nel 2014 dalle ceneri di Mare Nostrum. Il punto su cui si è dibattuto è pressocchè il medesimo: evitare che l’Italia sia l’unico destinatario dei rifugiati soccorsi nel Mediterraneo. Il ministro Minniti ha già richiesto un incontro urgente con i vertici di Frontex, per discutere di un possibile cambiamento in questo senso. Nonostante nel piano d’azione della Commissione sia presente il punto riguardante la necessità di esaminare urgentemente le proposte dell’Italia in merito a Triton, il mandato della missione può essere cambiato solo tramite voto unanime degli Stati che ne fanno parte. E poi il commissario dell’UE per l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos, si è già espresso “Il mandato della missione è ben definito. Si tratta di migliorare l’attuazione di quanto già concordato. Fanno già un lavoro molto buono”.
Sul piano operativo stilato dalla Commissione, poi, si è espressa Iverna McGowan, direttrice dell’Ufficio di Amnesty International presso le Istituzioni europee, soprattutto riguardo ai punti relativi alla creazione di un centro di soccorso marittimo in Libia, ai finanziamenti per rafforzare le capacità delle autorità libiche e alle procedure di rimpatrio accellerate. “Si tratta di un piano dolorosamente inadeguato (…)Invece di proporre ancora più detenzioni di migranti e rimpatri accelerati, i leader europei dovrebbero una volta per tutte prendere misure concrete per evitare che le persone anneghino in mare, soprattutto rafforzando le operazioni di ricerca e soccorso in mare e mettendo a disposizione percorsi legali e sicuri verso l’Europa“. La delega di responsabilità alle forze libiche è stato definito dalla stessa “un atto irresponsabile e inefficace”. Infine, aggiunge che “ l’Unione europea sta mostrando un evidente disprezzo per la vita dei rifugiati e dei migranti”.[ad_2]
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