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di ILEANA CIRULLI – A pochi giorni dall’anniversario della strage in via d’Amelio, Palermo è stata sconvolta da due atti vandalici che sembrano far ritornare la città al clima di tensione che era presente 25 anni fa. Ieri mattina, davanti alla scuola dello Zen – intitolata al magistrato ucciso dalla mafia -, la statua con il volto di Falcone è stata staccata dal busto e usata come ariete per rompere il muro dell’istituto.
Il suddetto busto, donato alla scuola nel 1997 dall’Istituto superiore per la difesa delle tradizioni, era stato più volte danneggiato: già 15 giorni dopo l’inaugurazione venne mozzata la testa, mentre nel 2003 con un altro atto di vandalismo fu tranciato il naso e imbrattato il volto. L’ultimo restauro era stato ultimato poco prima della cerimonia di commemorazione della strage di Capaci, il 23 maggio scorso. Nel pomeriggio dello stesso giorno, altri ignoti hanno bruciato un cartellone con l’immagine di Giovanni Falcone, posizionato davanti i cancelli della scuola Alcide De Gasperi e che faceva parte di un gruppo di altri cartelloni che erano stati realizzati nei giorni scorsi dagli studenti della scuola di piazza Papa Giovanni Paolo II.
Due episodi che hanno subito suscitato un coro indignato di reazioni da parte di tutto il mondo politico e istituzionale. A poco servono le telecamere, piazzate nella scuola nel 2013, che non sarebbero funzionanti. Gli inquirenti sono al lavoro per trovare i responsabili, ma hanno poche possibilità di successo.
Più positiva è la sorella del magistrato, Maria Falcone: «Il gesto di quattro delinquenti non vuol dire, come ho sentito, che Palermo sia una città irredimibile, non è cosi, è solo questione di tempo, come diceva mio fratello Giovanni». La presidente della Camera, Laura Boldrini, parla di «gesto ignobile e vigliacco» e aggiunge: «Oltraggiare la memoria di Falcone non basterà a oscurare la sua grandezza».
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