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di ILEANA CIRULLI – Il premier Paolo Gentiloni ha comunicato che il governo potrà consegnare già martedì, al Parlamento, il piano di intervento per l’operazione nelle acque libiche in «supporto» alla Guardia costiera. Sarà questo il compito cardine del personale imbarcato sulle due o tre navi che, entro una settimana, cominceranno tale attività.
Al Viminale, invece, sembra in dirittura d’arrivo il confronto con le Ong, il patto stretto tra Roma e Tripoli. Un contatto diretto, avvenuto ieri mattina, tra il premier Fayez al Sarraj e il titolare del Viminale, Marco Minniti, a confermare che le resistenze interne sono state superate e che il Consiglio dei ministri ha approvato la delibera. Era stato lo stesso Sarraj, con una lettera trasmessa a Roma il 23 luglio scorso, a chiedere aiuto. Il pattugliatore della Marina militare è già partito per la missione di ricognizione, mentre si attende l’invio del secondo.
La relazione di Palazzo Chigi afferma che «il dispositivo, oltre alle attività di protezione e difesa dei mezzi del Consiglio presidenziale dedicati al contrasto dell’immigrazione illegale, si impegnerà nella costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte». Nella prima fase verranno utilizzati «una unità funzionale al supporto tecnico logistico», dunque una nave «comando» e un pattugliatore attualmente impegnato nell’operazione «Mare Sicuro».
Successivamente, si stabilirà poi quali siano le ulteriori necessità adeguando il numero dei mezzi navali e anche quelli terrestri, tenuto conto che nel provvedimento del governo si parla esplicitamente di «attività per il ripristino dell’efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto all’immigrazione legale».
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