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“Il profumo della vittoria lo sento, ma soprattutto sento la sofferenza degli italiani, insicuri a casa loro, vessati dalle tasse, sfiduciati dalla politica e dall’antipolitica. E sento una grande responsabilità. Sempre più italiani chiedono a me, a Forza Italia, al centrodestra, di cambiare radicalmente le cose che non vanno nel nostro Paese. Di porre fine all’oppressione fiscale, all’oppressione burocratica, all’oppressione giudiziaria. Per fare questo non bastano riforme, occorre una vera e propria rivoluzione liberale, ovviamente incruenta, ma non per questo meno radicale. Noi siamo moderati nel linguaggio e nei metodi, ma le nostre idee sono per un cambiamento profondo, radicale, nel modo di governare l’Italia, ma anche nei volti ai quali affidare questo compito” ha dichiarato il presidente di Fi, Silvio Berlusconi, in un’intervista a Il Giornale “Sto lavorando per rinnovare radicalmente la nostra squadra parlamentare e di governo. Meritocrazia per chi ha ben lavorato in questi anni e rinnovamento. Da tempo ho proposto ai nostri alleati, che si sono detti d’accordo, che il prossimo governo sia costituito per la maggioranza, per esempio 12 ministri su 20, da persone che non vengono dalla politica. La mia sfida non è battere Renzi o Grillo, è restituire alla maggioranza naturale degli italiani la fiducia nella possibilità di cambiare radicalmente le cose nel nostro Paese. Un Paese dove la metà degli elettori non vota non è una vera democrazia. Grillo non avrà successo alle prossime politiche “perché gli italiani votano con testa e con le tasche come è giusto che sia. Grillo al governo significherebbe tasse ancora più alte sulla casa, una imposta patrimoniale immediata, tasse di successione a livelli stratosferici, addirittura al 45 o al 50%. Insomma, una decrescita infelice e angosciante. Nelle grandi democrazie funziona così: quando governa una coalizione normalmente è il partito più forte di quell’alleanza a esprimere il premier. Il centrodestra tutto unito dopo le elezioni proporrà quindi al capo dello Stato il nome indicato dalla forza politica che avrà il maggior consenso. Invece di inutili primarie, viziate da brogli ed episodi di malcostume, questo mi sembra un metodo assolutamente democratico: scelgono i cittadini, con il voto. Infine, sulla legge elettorale, quello che mi interessa è che si riparta dall’unico metodo sul quale si era trovato un largo consenso: il sistema tedesco adattato alla situazione italiana. Se a maggio, prima delle amministrative, i quattro maggiori partiti si erano trovati d’accordo su questa formula, fino a votarla insieme in commissione alla Camera, non vedo una ragione per la quale a settembre dovrebbero avere un’idea diversa. Per quanto ci riguarda, il sistema votato a maggio alla Camera costituisce così com’è un buon punto di equilibrio. Se altri hanno buone idee per migliorarlo senza stravolgerlo, tanto meglio”.
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