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di BEATRICE GALLUZZO – E’ stato dimesso stamattina dall’ospedale Torrette di Ancona, il pluripremiato Valentino Rossi, che, ancora in stampelle, già pensa ad inforcare di nuovo la sua moto. Era stato ricoverato a causa di una frattura scomposta alla tibia e al perone della gamba destra – tra l’altro già provata dall’incidente nelle prove del Gp d’Italia nel non così lontano 2010 – provocata da una brutta caduta durante un allenamento con una moto enduro. Ora il campione è stato trasferito in un centro di riabilitazione il cui nome rimane segretissimo, onde evitare che diventi meta di un vero e proprio pellegrinaggio da parte di decine di fans sfegatati.
“Sono molto dispiaciuto per l’incidente”, ha detto Valentino Rossi dopo l’operazione. Dopodichè ha aggiunto “Ora voglio tornare alla mia moto il più presto possibile e farò del mio meglio perchè questo accada”. Certo, Valentino ha una volontà ferrea, ma in termini strettamente medici questo “più presto possibile” consiste in almeno 30-40 giorni di riposo obbligato. Forse, riuscirà a correre già nella tappa di Aragon del 24 settembre, ma è una previsione azzardata, nonostante le parole, forse profetiche, del grande amico Uccio Salucci “Con lui (Valentino) non si sa mai”. Più probabile, però, è l’idea che inforchi la moto per il tris Giappone-Australia-Malesia, a metà ottobre.
I giornalisti in queste ore assediano il direttore dell’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia, Raffaele Pascarella, che ha operato il titolatissimo motociclista. La domanda è chiara e quasi unanime “Valentino potrà tornare a correre già il 15 ottobre?”, data della gara di Motegi, in Giappone. Pascarella è lapidario “Non ho la sfera di cristallo”. Chiaramente. Poi aggiunge “Dipende da lui, se se la sente. Ma quando si va in moto non basta schiacciare l’accelleratore, le gambe servono”.
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