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di BEATRICE GALLUZZO – Il fervore catalano per il referendum sull’indipendenza, dichiarato illegale dalla Corte Costituzionale spagnola, non accenna a diminuire. Nonostante nei giorni scorsi il governo centrale di Madrid abbia proceduto al sequestro di un milione di schede elettorali, e nonostante l’arresto di ben 14 alti funzionari dell’amministrazione locale, tra cui Josep Maria Bovè, braccio destro del vice-presidente catalano, il fronte secessionista a Barcellona continua a ripetere come un mantra che questa consultazione referendaria, fissata per il primo di ottobre- seppur priva di valore vincolante- si farà, costi quel che costi.
Madrid, però, corre ai ripari. Sulla testa di Carlos Puidgemont, presidente catalano, pende la possibilità di essere arrestato prima della data fissata per la consultazione popolare, così come ipotizzato da Josè Manuel Maza, procuratore capo dello stato. A quanto pare l’idea rimane “aperta” in quanto Puidgemont è accusato di “malversazione” proprio a causa di questo difficile referendum. “Non sarebbe una buona idea”, ha detto Puidgemont. “Ma se succederà faremo fronte a qualsiasi decisione”.
Intanto le vie di Barcellona si affollano di manifestanti, e per il primo di ottore- referedum o meno- sono previsti disordini e sciami di catalani in rivolta. In zona sono state inviate diverse unità della Guardia Civil, la polizia nazionale, per afficancare gli agenti dei Mossos d’Esquadra, ovvero le forze dell’ordine catalane. A coordinare i due gruppi sarà direttamente un alto ufficiale del ministero degli Interni di Madrid; con estremo sdegno da parte dell’amministrazione di Barcellona. Puidgemont ha definito le manovre del governo di Rajoy “vergognose, indegne di uno stato democratico”.
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