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(ANSA) |
di BEATRICE GALLUZZO – Gli indipendentisti catalani festeggiano la vittoria, apparentemente plebiscitaria, del “sì” al referendum per l’indipendenza: il 90% di coloro che si sono recati alle urne chiede che la Catalogna diventi uno Stato. Ma questo basterà? Forse no, perchè lo scenario che si profila dopo questa consultazione è ancora denso di incognite. Intanto, Carles Puidgemont, presidente catalano, ha convocato una riunione del governo per preparare una dichiarazione unilaterale di indipendenza da far arrivare sui banchi del governo di Madrid entro 48 ore.
La giornata di ieri, rimane, comunque fissa nella memoria collettiva. 800 feriti per una consultazione referendaria- illegale, certo- ma comunque condotta in un Paese della civile Europa sono tanti, troppi, e il governo centrale di Rajoy ha ricevuto una condanna pressocchè unanime per la cattiva gestione della questione Catalogna. Comunque, alle urne si sono recati 2,2 milioni di votanti su 5,3 milioni di aventi diritto, ovvero il 42%. La stragrande maggioranza di questi vuole l’indipendenza. E tutti gli altri? Si stima che la maggior parte di coloro dalla parte del “no” non si siano recati alle urne.
Rajoy, premier spagnolo, si trova incastrato in una situazione di difficilissima risoluzione. Albert Rivera, di Ciudadanos (centro-destra) chiede che venga attivato l’articolo 155 della Costituzione, che permette la sospensione dell’autonomia catalana. Oggi è comunque prevista una riunione con i leader di Psoe e Ciudadanos per dare una direzione alle manovre del governo centrale. “Useremo tutti i mezzi legali a nostra disposizione per ripristinare l’ordine in Catalogna”, è stato il commento del ministro della Giustizia Rafael Català.
Intanto, anche in Italia fioccano i commenti e le reazioni. Matteo Salvini, leader del Carroccio, a Milano ha espresso la sua vicininanza con i cittadini catalani, anche e soprattutto in virtù del parallelismo che il capo della Lega intravede tra l’indipendenza della Catalogna e la richiesta di autonomia avanzata da Lombardia e Veneto, che il 22 ottobre andranno alle urne per un referendum consultivo mirante ad allargare le competenze di queste due regioni- comunque in seno allo Stato italiano.
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