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BOLOGNA – “Non esiste una vita cristiana fatta a tavolino, scientificamente costruita, dove basta adempiere qualche dettame per acquietarsi la coscienza: la vita cristiana è un cammino umile di una coscienza mai rigida e sempre in rapporto con Dio, che sa pentirsi e affidarsi a Lui nelle sue povertà, senza mai presumere di bastare a se stessa”. Con queste parole Papa Francesco ha lasciato l’Emilia Romagna, salutando i 40mila fedeli che gremivano lo Stadio Dall’Ara.
Ancora una volta il Papa ha condannato l’ipocrisia di molti cristiani, definendoli come “le edizioni rivedute e aggiornate di quel male antico denunciato da Gesù. “Siate puri di cuore, non di fuori”, ha suggerito Francesco. “Possiamo scegliere – ha aggiunto – se essere peccatori in cammino, che restano in ascolto del Signore e quando cadono si pentono e si rialzano, come il primo figlio; oppure peccatori seduti, pronti a giustificarsi sempre e solo a parole secondo quello che conviene”. “Gesù – ha osservato – è severissimo: dice che persino i pubblicani li precedono nel Regno di Dio. E’ un rimprovero forte, perché i pubblicani erano dei corrotti traditori della patria”. “Nel cammino di ciascuno – ha concluso – ci sono due strade: essere peccatori pentiti o peccatori ipocriti”.
In mattinata a Cesena il Pontefice aveva fatto appello per una “buona politica”, “non quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi”, “che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali”.
“Questa piazza, come tutte le altre piazze d’Italia, – ha dichiarato il Pontefice durante il suo incontro con la cittadinanza in Piazza del Popolo a Cesena – richiama la necessità, per la vita della comunità, della buona politica; non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi. Una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali – esse infatti non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio perché lo usiamo con rispetto e intelligenza. Una politica – ha proseguito – che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza”.
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