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di ANTONIO GAZZILLO – Al Senato della Repubblica, i bersaniani e i dalemiani hanno votato a favore dello scostamento dei conti pubblici, servivano 161 si e ne sono arrivati 181, ma si sono espressi contrariamente all’aggiornamento del Def, testo che è comunque passato con 164 si.
E’stato soprattutto il giorno in cui la sinistra si è allontanata definitivamente dal governo con la lite tra Pisapia e D’Alema; i due non vanno d’accordo su nulla e l’ex sindaco alla trasmissione “ Circo Massimo” su Radio Capital lo aveva definito divisivo come Renzi.
Intanto l’unico che sembra esultare è Denis Verdini che ha ribadito la sua candidatura come valida alternativa, vista l’inefficienza della sinistra.
Mdp, invece, ha dichiarato di voler organizzare la manovra sulla disponibilità del Governo a rivedere i superticket della sanità. “Facciamo quello che ci chiedono i nostri elettori” ha sostenuto il leader Roberto Speranza, mostrando i tanti messaggi di incoraggiamento ricevuti.
Di conseguenza al Senato la sinistra è spaccata in quattro, cinque parti, l’una contro l’altra: “D’Alema divide la sinistra dalla destra”, si legge nel velenoso tweet di Nichi Vendola. I due pisapiani Stèfano e Uras, invece, preferiscono un centrosinistra plurale, realizzabile solo con l’aiuto del Pd. Mentre Ugo Sposetti, un antico dalemiano, ha tracciato l’unica via percorribile: quella di D’Alema.
“ Nessuno vuole andare a casa. Il governo non cadrà mai e qui c’è gente che non vuole perdere un giorno di legislatura”, ha infine concluso il berlusconiano Domenico Auricchio.
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