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“In termini nominali in questi ultimi 8 anni abbiamo ‘bruciato’ 18,6 miliardi di investimenti. Se rispetto al 2016 si è leggermente invertita la tendenza, nella Nota di aggiornamento del Def presentata nelle settimane scorse si evince che nel 2017 l’ammontare complessivo della spesa per investimenti del settore pubblico si dovrebbe attestare a quota 35,5 miliardi. A livello territoriale, invece, gli ultimi dati disponibili sono aggiornati al 2015 e includono anche quelli realizzati dal Settore pubblico allargato (Spa), ovvero dalle imprese pubbliche nazionali e da quelle locali. Se tra il 2005 e il 2015 gli investimenti del Settore pubblico allargato in conto capitale sono diminuiti a livello nazionale del 23% (pari a -13,3 miliardi), la ripartizione territoriale che ha registrato la contrazione più importante è stata il Nordest che ha subito un ‘taglio’ pari a 5,3 miliardi (-37,4%). Friuli Venezia Giulia (-51,1%), Piemonte (-44,9%) ed Emilia Romagna (-41,9%) sono state le regioni più “colpite” da questa ‘sforbiciata’. Se anche il Nord Ovest (-32,2%) e il Centro (-27,6%) segnano riduzioni molto consistenti, l’unica macro area che ha registrato un risultato positivo è stata il Mezzogiorno (+ 419 milioni pari al +2,7%). Tra le regioni del Sud spicca il risultato positivo ottenuto dalla Puglia (+20,3%), dalla Basilicata (+24,3%), dalla Calabria (+38,1%) e dall’Abruzzo (+57%) che ha potuto beneficiare degli interventi pubblici riconducibili alla ricostruzione post terremoto. Se alla spesa per investimenti si aggiunge anche la spesa per trasferimenti in conto capitale, si osserva che in questi ultimi 10 anni i primi, come segnavamo più sopra, sono diminuiti del 23%, i secondi, invece, sono aumentati del 15,7%. Complessivamente, comunque, il totale della spesa in conto capitale (investimenti + trasferimenti) è in calo del 12,7%, attestandosi nel 2015 su un valore nominale pari a 69,1 miliardi. Grazie alla disponibilità di queste due fonti, è stato possibile mettere in linea gli interventi pubblici in conto capitale che sono stati effettuati tra il 2005 e il 2015 sia dalla P.A. sia dalla Spa per ciascun livello di governo. Il risultato che emerge è molto significativo. Se la P.A. nel suo complesso ha tagliato decisamente gli investimenti del 30,6% (pari a -15,2 miliardi), le aziende del Settore pubblico allargato, invece, hanno aumentato l’impegno del 17,5% (+5,1 miliardi). In buona sostanza lo Stato e gli enti locali hanno ridotto il loro impegno di spesa e a investire ci hanno pensato le grandi aziende pubbliche. Sempre tra il 2005 e il 2015, i settori maggiormente interessati da questa stretta sugli investimenti sono stati in termini nominali la mobilità (-5,2 miliardi pari a -24,9%), la cultura e la ricerca (-4,1 miliardi pari a -47,6%), l’amministrazione generale (-2,3 miliardi pari a -41,8%), le attività produttive e le opere pubbliche (-2,2 miliardi pari a -13,3%). In controtendenza, invece, solo le reti infrastrutturali che hanno visto aumentare gli investimenti in conto capitale (grazie soprattutto alla realizzazione della rete ferroviaria alta velocità/alta capacità) sia della Pa sia della Spa di 9 miliardi (+76,5%)”.
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