Carovigno: domenica 22 ottobre 2017 convegno su "Salvatore Morelli, il primo deputato in difesa delle donne"

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CAROVIGNO (BR). Proseguono gli eventi nella città di Carovigno: domenica 22 ottobre 2017 alle ore 10 nel Salone del Castello Dentice di Frasso, in occasione dei 137 annoi dell’anniversario della morte di Salvatore Morelli, Deputato al Parlamento Italiano (1867-1880), si terrà un convegno sul tema “Morelli, il primo deputato in difesa delle donne”.
I saluti di apertura saranno a cura di: dottor Carmine Pasquale Brandi (sindaco di Carovigno); senatore Vittorio Zizza; dottor Gianluca Budano (Resp. Naz. ACLI – Famiglia – Sanità – Mezzogiorno). Gli interventi a cura di: Onorevole Elena Gentile (Europarlamentare – “La situazione legislativa in Europa sui diritti delle donne”); professoressa Rossella Bufano (Docente all’Università del Salento e Pubblicita – “Le proposte di legge di Salvatore Morelli in difesa delle donne). Modera la professoressa Dora Tamborrino (Dirigente scolastico).
A conclusione del convegno sarà scoperta una lapide commemorativa sulla facciata della casa natale in Corso Vittorio Emanuele n°46.
Per quel che riguarda l’evento, è organizzato da ACLI Coordinamento Donne, Comune di Carovigno, Istituto Comprensivo di Carovigno, Provincia di Brindisi e con il patrocinio della Camera dei Deputati.
Per quel che riguarda, invece, la figura di Salvatore Morelli, nacque il 1º maggio 1824 da Aurora Brandi e Casimiro Morelli, a Carovigno. Intraprese i primi studi di indirizzo classico con l’aiuto di don Felice Sacchi, arciprete di Carovigno e dei canonici Del Buono e De Castro nel seminario di Brindisi. Nel 1840 si trasferì a Napoli per seguire gli studi della facoltà di giurisprudenza all’Università di Napoli. Nella città partenopea frequentò ambienti liberali come il salotto di Maria Giuseppa Guacci e Antonio Nobile. Divenne giornalista e si affiliò alla «Giovine Italia» fondata da Mazzini. Di idee libertarie e mazziniane, nel 1848 a Brindisi entrò nella Guardia Nazionale. Scontò dieci anni di carcere per aver bruciato l’immagine di Ferdinando II nella piazza della città natale. Nel 1851, accusato di cospirazione, venne tradotto nel castello di Ischia, prigione per i detenuti politici, dove subì una falsa fucilazione, venne torturato e vide i suoi libri bruciati. Terminò il primo lungo periodo di prigionia sull’isola di Ventotene. Qui esaltò la sfortunata spedizione di Carlo Pisacane a Sapri. Cadde, quindi, ancora una volta nelle maglie della giustizia borbonica. A Ventotene salvò tre bambini dall’annegamento e per questo ricevette la grazia, che però rifiutò passandola ad un altro detenuto, padre di numerosi figli. Inviato a Lecce nel 1858 a soggiorno obbligato, si guadagnò da vivere come istitutore dei figli di un farmacista della città. Nel gennaio 1860 fu di nuovo imprigionato per alcuni mesi, avendo rifiutato un incontro con Francesco II. Uscito dal carcere al crollo del regime borbonico, fondò a Lecce, alla fine del 1860, la rivista mazziniana, ispirata alla figura di Garibaldi, Il Dittatore. Sul giornale, Morelli evidenziava le colpevoli negligenze del nuovo governo nazionale e illustrava le riforme, a suo avviso, più urgenti: decentramento, snellezza burocratica e istruzione del popolo. Nel 1861 fu pubblicata la sua opera più importante, seconda edizione nel 1862, terza edizione nel 1869, dal titolo definitivo La donna e la scienza o la soluzione del problema sociale, anticipatrice dell’emancipazione femminile, otto anni prima del libro di John Stuart Mill La servitù delle donne. Il libro di Salvatore Morelli venne tradotto in francese a Bruxelles e in inglese a Londra. Trasferitosi a Napoli, scrisse sul giornale dei razionalisti Il libero pensiero. Massone, fu con Federico Campanella, Domenico Angherà ed altri esponenti della corrente massonica democratica, tra i rappresentanti maschili nelle logge di adozione. Fu deputato nel collegio di Sessa Aurunca per quattro legislature, dal 1867 al 1880. Nel 1867 presentò, primo in Europa, un progetto di legge dal titolo “Abolizione della schiavitù domestica con la reintegrazione giuridica della donna, accordando alla donna i diritti civili e politici” per la parità della donna con l’uomo, forte risposta al Codice civile italiano del 1865, che sottometteva la donna all’autorizzazione maritale, facendone una minorenne a vita. Negli anni 1874-1875 propose un nuovo diritto di famiglia, con cento anni di anticipo rispetto a quello approvato solo nel 1975, che prevedeva l’eguaglianza dei coniugi nel matrimonio, ma anche il doppio cognome, i diritti dei figli illegittimi e il divorzio. Nel 1875 presentò, con un apposito disegno di legge, la richiesta del diritto di voto per le donne. Fra le sue proposte, anche l’istituzione della cremazione, l’abolizione dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche e l’istituzione di una Società delle Nazioni, per preservare la pace nel mondo. Nessuna di queste leggi venne presa in considerazione, però, nel 1877 il Parlamento italiano approvò il suo progetto di legge, “legge Morelli n. 4176 del 9 dicembre 1877”, per riconoscere alle donne il diritto di essere testimoni negli atti normati dal Codice civile, come i testamenti, importante progresso per i risvolti economici e per l’affermazione del principio di capacità giuridica delle donne. Grazie al suo impegno, le ragazze furono ammesse a frequentare i primi due anni del Ginnasio. Propose un’istruzione moderna, gratuita e obbligatoria per tutti, tutelò i deboli, lottò contro la pena di morte. Si batté, inoltre, contro la Legge delle Guarentigie (garanzie concesse al papa pari a quelle previste per un Capo di Stato straniero, con la differenza che il primo è a totale carico del contribuente italiano). Morì in miseria, non esistendo allora l’indennità parlamentare, nella camera di una piccola locanda di Pozzuoli. Le emancipatrici americane scrissero che era morto il più grande difensore dei diritti delle donne nel mondo.

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