Caritas: "I giovani italiani sono a rischio povertà"

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“Rispetto al passato, ad essere maggiormente penalizzati dalla povertà economica e dall’esclusione sociale non sono più gli anziani o i pensionati, ma i giovani. La povertà tende a crescere al diminuire dell’età. Se negli anni antecedenti la crisi economica la categoria più svantaggiata era quella degli anziani, da circa un lustro sono invece i giovani (under 34) a vivere la situazione più critica, decisamente più allarmante di quella vissuta un decennio fa dagli ultra-sessantacinquenni” si legge in una nota della Caritas dal titolo ‘Futuro anteriore’ in merito al rapporto sulla povertà giovanile in Italia “In Italia, oggi, un giovane su dieci vive in uno stato di povertà assoluta; nel 2007 si trattava di appena un giovane su 50. In soli dieci anni l’incidenza della povertà tra i giovani (18-34) passa dall’1,9% al 10,4%; diminuisce al contrario tra gli over 65 (dal 4,8% al 3,9%). Ancora più allarmante è la situazione dei minori; in Italia se ne contano 1 milione 292 mila che versano in uno stato di povertà assoluta (il 12,5% del totale). All’interno delle famiglie dove sono presenti tre o più figli minori la situazione è particolarmente critica: l’incidenza della povertà assoluta sale infatti al 26,8%, coinvolgendo così quasi 138 mila famiglie e oltre 814mila individui. L’incidenza della povertà tra i nuclei di soli stranieri (25,7%) e misti (27,4%) è molto più alta rispetto a quella di soli italiani (4,4%).
Il futuro di molti giovani in Italia non è serenamente proiettato verso l‘avvenire. Siamo di fronte ad una sorta di futuro incompiuto, venato da difficoltà e arretratezze. Un ‘futuro anteriore’ appunto, in cui si guarda al futuro ma con lo sguardo rivolto al passato. A un passato che, pur con i suoi evidenti limiti, aveva perlomeno il pregio di consegnare alle nuove generazioni una prospettiva di futuro migliore. I dati sul presente ci dicono invece il contrario: i figli stanno peggio dei genitori; i nipoti stanno peggio dei nonni. Gli studi scientifici ci dicono infatti che la ricchezza media delle famiglie con giovani capofamiglia è meno della metà di quella registrata venti anni fa e che in Italia i giovani riescono a guadagnare l’autonomia dalla propria famiglia di origine in età sempre più avanzata. Anche in epoca di post-crisi, i dati di Eurostat ci consegnano un’Europa segnata da forti livelli di povertà ed esclusione sociale, ancora lontana dagli obiettivi di riduzione della povertà previsti dalla Strategia Europa 2020. L’obiettivo dell’Europa era quello di ridurre di 20 milioni il numero di persone a ‘rischio o in situazione di povertà ed esclusione sociale’, mentre quello dell’Italia era stato fissato a 2 milioni e duecentomila poveri in meno, sempre entro il 2020. I dati del 2015 (ultimo anno disponibile) evidenziano la presenza di poco più di 117 milioni di europei a rischio di povertà ed esclusione sociale (23,3% della popolazione complessiva legalmente presente nell’UE a 27 Paesi). In Italia, il numero totale di persone nello stesso tipo di condizione è pari a 17 milioni 469mila persone (28,8% della popolazione). Sia in Europa che in Italia l’obiettivo è ancora lontano. Dal 2010 nell’Unione Europa la grave deprivazione materiale è diminuita di 2 milioni 580mila unità (-6,2%). In Italia, dal 2010, l’esercito dei ‘gravemente deprivati’ è aumentato di 2 milioni 806mila unità (+63,7%). In totale, ci troviamo di fronte a 7 milioni 209mila persone che vivono nel nostro Paese una situazione di grave indigenza economica. L’aumento del numero di persone in grave deprivazione in Italia è stato il più elevato di tutta l’Europa, superando di gran lunga quello della Grecia e della Spagna, altri ‘paesi deboli’ dell’Unione. In Italia, secondo i dati ISTAT, vivono in uno stato di povertà assoluta 4 milioni 742mila persone (il 7,9% dei residenti), un totale di 1 milione e 619mila famiglie (il 6,3% dei nuclei familiari). Anche nel 2016 si registra un lieve incremento dell’incidenza della povertà, disattendendo la speranza di un miglioramento di quel trend negativo che ormai dal 2007 appare continuo e inarrestabile. In termini percentuali nell’ultimo decennio si è registrato un incremento del 165,2% del numero dei poveri. Quattro risultano essere le categorie più svantaggiate: i giovani (fino ai 34 anni); i disoccupati o i nuclei il cui capofamiglia svolge un lavoro da ‘operaio e assimilato’; le famiglie con figli minori e i nuclei di stranieri e misti”.

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