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di ANTONIO GAZZILLO – “Ad Ostia comandano i clan”. È questo il messaggio che il clan Spada ha voluto far passare con la sparatoria in una pizzeria del centro in presenza di una decina di testimoni. Così, due giorni fa, un uomo, sceso dal motorino, ha sparato un colpo di pistola prima contro il titolare del locale, Bruno Alessandro, e poi contro il pizzaiolo, Alessio Ferreri, vero destinatario dell’agguato perché nipote di Terenzio Fasciani, fratello del boss Don Carmine.Poi il motorino, ritrovato dalla polizia, è stato bruciato per eliminare qualsiasi prova.
Nel 2015 il fratello del pizzaiolo aveva organizzato un agguato simile contro una persona che voleva contendergli il controllo della droga su Ostia; ma adesso il Dentone, così era chiamato, è in carcere, accusato di traffico internazionale di stupefacenti, insieme a Ottavio Spada, fratello di Roberto. È chiaro ormai che la criminalità organizzata non ha alcuna intenzione di arrendersi ma anzi ha intensificato il suo potere come ha anche ammesso il procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone: “Ostia può servire come microcosmo di osservazione per dire che esistono tante mafie e non più una sola e questo lo capiranno tutti”. Si tratta palesemente di un segnale alla politica per rivendicare il territorio.
Infatti il 3 novembre furono incendiati 30 cassonetti così come il 4, giorno prima delle elezioni, sotto il municipio; il 9 l’aggressione al giornalista Daniele Piervincenzi e il 16 squarciarono le gomme della macchina di una troupe televisiva. Intanto la nuova sindaca di Ostia, Giuliana Di Pillo, è intervenuta sulla questione dicendo: “Da soli non ce la possiamo fare, c’è bisogno di un lavoro di squadra”.
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