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“Non sono mai stato strumento di nessuno, né da magistrato né adesso. L’etichetta di ‘Cosa rossa’ era stata confezionata dagli avversari prima ancora che l’operazione partisse. Il progetto è diverso. Parliamo a una realtà potenziale molto più larga da coinvolgere. Il mio obiettivo è costruire un movimento dal basso che riduca le disuguaglianze e la povertà. La parola leader non mi piace. Mi candido per il Parlamento, non per X Factor. Non mi interessa affascinare, né scontrarmi secondo logiche che non mi appartengono. La mia idea di politica non è la battaglia televisiva ma presentare la soluzione dei problemi. Se è necessario parteciperò ai confronti ma non amo gli scontri. Vogliamo riportare al voto chi oggi si astiene perché deluso. Il Pd i consensi li ha già persi con l’astensione o col voto al M5S. Contiamo di recuperarli dando un’alternativa. Con il M5S, su molti temi, a cominciare dall’Europa e dalla moneta unica, siamo distanti: pensare a un referendum sull’euro, tra l’altro, non è previsto dalla Costituzione. Più che parlare col M5S dopo le elezioni, preferisco parlare ora con i suoi elettori, convogliando la loro rabbia nell’ambito istituzionale. Vorrei riportarli a casa”.
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