Dj Fabo, Cappato: Corte d’Assise rinvia alla Consulta

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ROMA – Non c’è nè un’assoluzione né una condanna per Marco Cappato, accusato di avere aiutato Dj Fabo a morire in Svizzera col ‘suicidio assistito’. I giudici della prima Corte d’Assise di Milano hanno così scelto la ‘terza strada’, mandando gli atti alla Consulta per valutare la legittimità costituzionale del reato di ‘aiuto al suicidio’, previsto dall’articolo 580 del codice penale (‘Chiunque determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio, ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione, è punito con la reclusione da 5 a 12 anni’).

Lo scenario è similare a quello che i pm avevano suggerito alla Corte, in subordine alla loro richiesta di assolvere il leader radicale ‘perché il fatto non sussiste’.

La pronuncia della Consulta, oltre a incidere sul processo a Cappato, potrebbe indicare una strada in una materia, quella del ‘fine vita’, che pone molti interrogativi etici e giuridici e solo con la recente legge sul testamento biologico ha trovato una prima risposta da parte della politica.

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