Federformazione: "Nessun partito politico parla in modo appropriato di politiche attive del lavoro"

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“Ci saremmo aspettati che uno dei temi centrali della campagna elettorale sarebbe stato quello delle politiche attive del lavoro e, invece, con grande amarezza, dobbiamo constatare che nessuno ne parla in modo appropriato e approfondito” ha dichiarato Roberto Nicoletti, presidente di Federformazione, la Federazione italiana degli organismi di formazione e orientamento durante Labitalia “Tutti stanno veleggiando fra promesse poco realistiche e proposte non meglio circostanziate, formulate in modo sommario senza mai entrare nel merito tecnico di strumenti da azionare e obiettivi da centrare, sostiene Nicoletti. Il centrodestra propone genericamente incentivi per l’occupazione giovanile, il centrosinistra insiste nel sostenere il Jobs act e lancia un ‘conto formazione personale’ da attivare al compimento del diciottesimo anno, il Movimento 5 Stelle propone il reddito minimo e attività non meglio identificate che vengono definite ‘ad alto moltiplicatore di occupazione’. Noi che del sostegno alle imprese abbiamo fatto la nostra mission siamo sempre più convinti che il futuro del Paese possa migliorare solo se saremo in grado di accantonare la logica assistenzialista in favore di strumenti finalizzati a generare concrete opportunità sostenendo l’iniziativa privata. E la formazione rappresenta il fulcro di questo processo di cambiamento. L’inserimento o il reinserimento lavorativo dei giovani in uscita dalla scuola, delle fasce deboli e più in generale di tutti i lavoratori può avvenire solo con misure dedicate al mantenimento e all’adeguamento delle competenze, aspetto questo che rappresenta anche il più valido strumento di conservazione dell’occupazione. Lanciamo, dunque, tre proposte concrete di discussione. La prima riguarda il sostegno al piano Industria 4.0: la formazione continua deve fare da cerniera tra ricerca e capitale umano delle imprese. Federformazione è pronta a fare la sua parte per la crescita delle aziende e lo sviluppo dei lavoratori. La seconda la riforma dei centri per l’impiego: gli operatori privati devono poter lavorare in supporto all’ente pubblico per garantire validi servizi di ricollocazione. Lo stato deve dettare le regole e favorire un sistema efficiente in una logica di mercato tra pubblico e privato. Terza proposta è quella di valorizzare i fondi interprofessionali: sono strumenti che hanno ampiamente dimostrato la loro efficacia per la formazione, ma che inspiegabilmente subiscono un taglio alle risorse ad essi destinate. E’ necessario riaffermare il loro ruolo all’interno dei percorsi di ricollocazione, favorendo processi personalizzati e pensati a partire dalla reale esigenza del candidato e in grado di intercettare l’offerta del mercato del lavoro. Bisogna abolire il prelievo forzoso sulla risorse dei fondi e adeguare il quadro normativo, affinché non si producano effetti distorsivi della concorrenza tra i fondi, che vanno integrati compiutamente nel sistema della rete delle politiche attive del lavoro governata da Anpal. La politica deve capire che questo è il momento delle scelte e della chiarezza. In gioco c’è il futuro del Paese, e quella del lavoro è una partita che merita di essere giocata a carte scoperte”.

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