Gastronomia: di cosa parliamo quando parliamo di cibo

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di NENE ROSA MOLA. Scrivere di cucina e di cibo è un lavoro duro quanto fare cucina con le proprie mani. Un lavoro di ricerca lenta e millimetricamente precisa, accurata. Scrivere di cucina (nonché cucinare) è una cosa serissima. E’ amare, vivere. E’ passione per la trasformazione: delle materie prime in piatti dai gusti più svariati e ricchi di sapore, e della passione per il cibo in parole che lo descrivono, nominano, definiscono. Mi sono chiesta di cosa parliamo quando parliamo di cibo. E perché questo riveste, almeno per il 90% degli esseri umani, un  significato cosi’ importante.
Il cibo è Storia. Del mondo, di un Paese, di una famiglia, di tutti noi considerati singolarmente. Della cultura internazionale, la cucina è tratto essenziale che caratterizza un popolo. Non c’è piatto, infatti, che non ci ricordi una nazione con i suoi colori, le sue risorse, la sua Cultura: la Paella per la Spagna, il Goulash per l’Ungheria, i Tortellini (e molto altro ancora!) per l’Italia, ad esempio, volendo citare solo alcuni Paesi. La Cucina può caratterizzare le abitudini, le preferenze e i gusti di una famiglia. I suoi ricordi. Quelli legati alle ricorrenze importanti e alle feste comandate, con sapori e profumi che rimarranno per sempre nella nostra memoria, prima di bambini e successivamente di adulti. Dalle polpette preparate dalle nostre nonne, da questa memoria visiva e del cuore, ad ogni nostro singolo gesto quotidiano in cucina, non vi è distanza alcuna. Perché la cucina ha il potere, o la magia, di rendere dentro di noi un ricordo unico. Ed eterno.

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