Messina Denaro: blitz Ros contro fiancheggiatori

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ROMA – L’impero criminale del boss Matteo Messina Denaro è sotto assedio: i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani hanno eseguito un fermo e decine di perquisizioni a Castelvetrano e in altri centri del Trapanese. In manette l’imprenditore dell’eolico, Matteo Tamburello, figlio del boss di Mazara del Vallo Salvatore, morto l’anno scorso, uno dei fedelissimi del superlatitante. Il fermato è ritenuto tra i più ascoltati dai vertici della mafia del territorio come emerge dell’operazione “Eris” coordinata dalla Dda di Palermo.

Le perquisizioni ordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Paolo Guido hanno riguardato anche Mazara del Vallo, Campobello di Mazara, Salemi, Santa Ninfa, Marsala e il centro di Palermo.

Oltre duecento militari hanno passato al setaccio Castelvetrano, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Custonaci, svolgendo mirate attività di perquisizione nei confronti di 25 indagati, ritenuti fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza di Messina Denaro. Una ulteriore fase, spiega chi indaga, della manovra di “progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio”.

Le perquisizioni dei numerosi obiettivi individuati (tra cui abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali) hanno già permesso di arrestare in flagranza di reato due degli indagati, trovati rispettivamente in possesso di pistole illegalmente detenute (una Baby Browning calibro 635 munita di caricatore con 5 colpi e un revolver calibro 22 con 20 cartucce); di sequestrare apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, nonché documentazione, materiale questo che è già al vaglio dei tecnici e degli analisti del Ros.

Eseguito dai militari anche il fermo di indiziato di delitto emesso dalla procura distrettuale antimafia di Palermo nei confronti dell’imprenditore Matteo Tamburello esponente di spicco della famiglia di Cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale. Scarcerato nel 2015 era tornato riferimento di clan e affari.

In cima ai suoi interessi economici l’eolico e stava realizzando un nuovo impianto con un imprenditore mazarese, oggi interessato dalle perquisizioni.

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