Le primarie democratiche: presagio di nubi per Trump

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di DOMENICO MACERI* – “Il socialismo non è la soluzione”. Parla John Hickenlooper, ex governatore del Colorado, e uno dei 24 candidati alla nomination del Partito Democratico in un discorso nel recente convegno del Partito Democratico della California tenutosi a San Francisco. I fischi erano inevitabili e Hickenlooper li aspettava poiché il pubblico presente, tendente a sinistra, non vede il termine socialismo negativamente anche se non pochi candidati democratici continuano a minimizzare i legami con questa ideologia politica.
Hickenlooper è stato astuto a crearsi un po’ di attenzione considerando il fatto che lui è uno di parecchi candidati alla nomination che riceve scarso interesse mediatico. Adesso si parla di lui ma soprattutto per il nodo additato sulle due correnti nel Partito Democratico, l’ala moderata e quella più “socialista”. Un dilemma esistente da molti anni che diverrà più accanito nel corso della campagna come si vedrà nel primo dibattito programmato per Miami alla fine del corrente mese.
Il conflitto fra le due ali del Partito Democratico si è visto anche nelle primarie dell’elezione presidenziale del 2016. Va ricordato che Bernie Sanders, senatore del Vermont, il quale si era dichiarato democratico socialista, diede filo a torcere a Hillary Clinton, la quale alla fine ebbe la meglio. Questa volta si potrebbe avere un risultato diverso anche se all’inizio l’ex vice presidente Joe Biden, parte dell’establishment moderato, si trova al primo posto nei sondaggi.
L’ex vice presidente si è assentato dal convegno in California ma al momento rimane il candidato da sconfiggere come ci indicano i sondaggi nazionali ma anche un recentissimo sondaggio dello Stato dell’Iowa dove si svolgerà la prima contesa delle primarie democratiche. Il più recente sondaggio del Des Moines Register, CNN e Mediacom piazza Biden al primo posto con il 24 percento dei consensi, seguito da Bernie Sanders (16 percento), Elizabeth Warren, senatrice del Massachusetts (15 percento), e Pete Buttigieg, sindaco di South Bend, Indiana (14 percento). Sanders e la Warren al momento di fanno la concorrenza per l’ala sinistra del partito mentre Biden e Buttigieg riflettono i consensi dei moderati. Segue un altro gruppetto di nomi abbastanza noti come Kamala Harris, senatrice della California (7 percento) e Beto O’Rourke, che ha dato filo da torcere a Ted Cruz per il seggio al Senato del Texas, (2 percento). Il resto del gruppo riceve l’uno percento o meno. Si crede che tre dei ventitré che non hanno qualificato per essere presenti sul palco del primo dibattito potrebbero gettare la spugna fra breve o subito dopo i risultati della primaria in Iowa. Questi candidati deboli potrebbero dunque concentrassi sulle corse per il Senato dove un’eventuale maggioranza democratica sarebbe utilissima a un neoeletto presidente dello stesso partito.
Da rilevare che Biden ha beneficiato della sua notorietà come vice di Obama per otto anni. Donald Trump, l’attuale inquilino della Casa Bianca, lo ha anche riconosciuto come suo probabile avversario, lanciandogli non poche frecciate, suggerendo che Biden sia vecchio e non completamente sano di mente. Insinuazioni tipiche del 45esimo presidente a quasi tutti quelli che vede come avversari ma che spesso fanno boomerang e ci dicono più su di lui che degli altri. Ciononostante, Biden, sembra essere in lieve discesa poiché nello stesso sondaggio citato riceveva fino a poco tempo fa il 27 percento dei consensi. La Warren invece è salita dal 9 al 15 percento e continua a sfornare programmi senza fine ed è divenuta l’avversaria numero uno di Sanders per il primo posto nell’ala sinistra del Partito Democratico. Un sondaggio in California piazza la Warren al secondo posto dopo Biden nelle preferenze degli elettori democratici del Golden State. Secondo alcune voci provenienti dal campo di Sanders, la Warren avrebbe “rubato” le idee al senatore del Vermont.
Chiunque dovrebbe vincere la nomination potrebbe essere un pericolo per Trump come ci indicano altri sondaggi nazionali che lo danno perdente in scontri diretti (Biden 53%-Trump 40%; Sanders 51%-Trump 42%; Warren 49%-Trump 42%). Un’altra nube per l’attuale inquilino della Casa Bianca consiste del suo smilzo indice di approvazione (42%), cifra molto bassa specialmente se si considera il buono stato dell’economia attuale.
Nel suo poco popolare discorso a San Francisco, Hickenlooper ha spiegato che sarebbe il candidato ideale poiché da governatore del Colorado, uno stato in bilico, lui ha non solo vinto ma ha anche avuto successo a governare in modo bipartisan. Hickenlooper ha riassunto alcuni dei suoi successi indicando l’ampliamento della sanità ai poveri del suo Stato come pure l’approvazione di leggi per limitare il possesso di armi da fuoco. Si tratta di una strada politica pratica che potrebbe essere messa in atto a Washington. Il problema per Hickenlooper è che per conquistare la Casa Bianca bisogna prima vincere la nomination del suo partito che al momento per lui sembra un miraggio.

Domenico Maceri, PhD, è professore emerito all’Allan Hancock College, Santa Maria, California. Alcuni dei suoi articoli hanno vinto premi della  National Association of Hispanic Publications.

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