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di FRANCESCO GRECO – E’ stata accolta con grida di giubilo e spari di petardi tipo bomba Maradona la news che Facebook Italia ha chiuso – su denunzia della Ong Avaaz – 23 pagine in cui si ravvisavano “Contenuti divisivi contro i migranti”.
Come se i migranti fossero una razza a parte, bisognosi di tutele e non bastasse quella del Papa, o il tribunale del mondo. E fosse etico strapparli ai loro villaggi per rinchiuderli, in cattività, nei centri di accoglienza, lager 2-0, blindati in una vita biologica, senza un futuro. 
Sulle Ong ognuno pensa quel che meglio gli pare, però, il fatto che, appena firmi on line una petizione, subito ti propongono di fare una donazione, svela la natura diciamo così poco ideale e un pò venale di organizzazioni ormai planetarie dedite alla carità pelosa, dove i “vertici” guadagnano quasi quanto Cristiano Ronaldo e Fabio Fazio e se doni un euro la gran parte finisce nelle tasche dei caritatevoli. 
A leggere la news, i moralisti un tanto al chilo hanno scatenato una standing ovation. Poiché ha rafforzato i pregiudizi in materia. Qualcuno infatti pensa che il web sia colmo di stupidaggini, e che, al contrario, la carta stampata è vergine, odora di lavanda, sparge solo virtù. Pare che le pagine rimosse il 4 marzo 2018 abbiano favorito M5S e Lega e di riflesso, all’italiana, col vittimismo tipico, vorrebbe rifare le elezioni, poiché teorizza che le fake news (altrui, non proprie) sono state decisive falsandone l’esito. Una scuola di pensiero transnazionale, ecumenica. Anche il voto che tre anni fa portò Donald Trump alla Casa Bianca andrebbe rimodulato, a dice di certi bacchettoni, poiché senza gli hackers, i troll, i finti account e i profili fasulli che si attribuiscono ai russi, sarebbe stata eletta Hillary Clinton. 
E, andando indietro nel tempo, andrebbero ripetute anche le elezioni del 1948, quando il “fronte popolare” fu sconfitto dai cattolici che, ovvio, affogarono il paese nelle news false e becere. Siamo nel surreale, puro Bunuel, o Alvaro Vitali. Fuori dal coro, pensiamo che Facebook abbia fatto un grosso errore a chiudere quelle pagine, creando un pericoloso precedente, e che da Alessandro Magno a George Bush, la storia dell’umanità è colma di fake-news (ieri si diceva propaganda). E siccome gira una brutta aria di rozza censura, di menzogne sovrapposte ad altre menzogne, tanto che i moralisti e i forcaioli hanno pronta l’app “Newsguard” (“poliziotti delle notizie”) per andare a caccia di siti web dove si dicono amenità, diciamo chiaro e forte che lo strumento va difeso così com’è, che ogni news va lasciata lì, anche la più spudoratamente fasulla. 
E infatti Mark Zuckerberg, che non è nato ieri, quando ha visto su Facebook (sua invenzione) un post fasullo in cui gli si faceva dire “Chi ha le news ha il potere”, non lo ha toccato. Ha capito che rimuoverla sarebbe stato lesivo del principio di libertà d’espressione, poiché i social sono di tutti e non bisogna necessariamente essere Einstein per metterci bocca. Sta a chi li usa capire cos’è vero e cos’è falso. Meglio: levando un post, si delegittimerebbe il mezzo, lo si relativizzerebbe: sarebbe come levare le pietre alla base di un palazzo: verrebbe tutto giù. 
E poi: chi deve formattare le news, e con quali criteri? Detta ancora meglio: chi controlla i controllori dacché forse il neutro non esiste nemmeno in natura? Se uno metti posta sui social una lode a Stalin “padre dei popoli”, all’eventuale Catone che abbiamo delegato può piacere e lasciarla come manifestazione del libero pensiero; viceversa, eliminerebbe un peana a Trump. Crediamo che questi post vadano lasciati entrambi, poiché, se ogni news deve rispondere al criterio soggettivo del politicamente corretto, in un mondo di militanti come siamo, chi può salire in cattedra col ditino puntato? Quale accademia gli dà i titoli? Qualcuno che vive sulla nuvoletta di Fantozzi? Si finirebbe con una “purga” quotidiana e chi va sul web dal suo tinello, cioè tutti noi, chiuderebbe il suo sito, i profili e le bacheche sentendo odor di Inquisizione e di rogo. Cosa che ha capito il nostro amico Mark. 
Ripetiamo per essere più chiari: nessuno, piaccia o no, deve toccare nulla di ciò che si posta sul web, non solo perché sarebbe la sua fine, ma anche perché non ha alcun titolo a farlo se non la protervia intellettuale e pedagogica: ognuno di noi ha una sua formazione culturale e politica e una sua sensibilità, soggettiva, quindi inattendibile. Che quasi mai coincide con quella del vicino di casa o di pixel. Tanto vale allora non toccare nulla. Sarà il lettore/navigatore a distinguere dopo, non prima, la notizia certificata e attendibile dalle fake-news, poiché non siamo un gregge di pecore anarchiche ma liberi e pensanti. Ciò anche nell’interesse del mezzo (Facebook, Twitter, Instagram, ecc.) e degli stessi moralisti. 
In fondo, se avessero lasciato l’editore “fascista” di Casapound dell’intervista a Salvini il suo stand al Salone di Torino il libro di Chiara Giannini sarebbe passato inosservato, vendendo 2 copie. Così i censori sempre in stand-bye hanno ottenuto l’effetto opposto. Puro masochismo, autodafé, quella che si dice la zappa sui piedi. Il principio che deve valere sul web è quello mutuato dal liberismo selvaggio: il mercato regola tutto.

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