Una “pace di 168 ore” (inutile) tra afghani e talebani

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di BENNY MANOCCHIA – Una guerra che ammazza 4 mila civili ogni anno, piu’ di mille bambini e innumerevoli militari. La guerra (chiamiamola civile) coinvolge l’Afghanistan, i suoi nemici Talebani e un numeroso gruppo di soldati americani ed europei, che per il momento si comportano come vigili, come poliziotti, insomma come deboli “cuscini” in mezzo alle crudeli battaglie tra afghani e talebani.

Una guerra che dura da 18 anni. Quando Trump divenne presidente degli Stati Uniti, il suo ministro degli Esteri Mike Pompeo diede l’avvio a una serie di viaggi da Washington a Kabul, per parlare con i leader dei talebani. Ci sono stati incontri anche Mosca e nel Qatar, ma sempre con poco successo. Anzi, nessun successo.

I talebani odiano il presente governo afghano, sono sempre sul piede di guerra e hanno detto chiaro e tondo a Pompeo che una pace potrebbe scattare soltanto se il governo se ne va in pensione in qualche altra parte dell’Est; se le truppe americane ed europee se ne tornano nei loro Paesi in breve tempo e, se, in ultimo, i talebani riceveranno un solido compenso in dollari. Non fa mai male…

Mentre scrivo queste righe, e’ in atto un primo passo proposto da Pompeo: sette giorni senza sparare nemmeno un colpo, soprattutto per vedere se le due parti sono pronte a “fare la pace”. Una pace che soltanto pochi vedono. Non ci sara’ mai pace tra afghani e talebani, hanno detto i leader del regime antigoverno di Kabul. Trump a maggio quasi si dichiaro’ pronto ad abbandonare l’Afghanistan e riportare a casa i 14 mila soldati americani presenti in quella parte del mondo.

Poi cambio’ idea. Forse capi’ che i talebani sono pronti a combattere per altri cento anni. Il 28 di questo mese terminera’ la “pace di 168 ore” . Un tentativo ammirevole. Ma, purtroppo, inutile.

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