Coronavirus, è una donna a capo dell’equipe di Pomezia che studia il vaccino

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ROMA – Una donna a capo dell’equipe Advent del gruppo IRBM di Pomezia che lavora incessantemente all’individuazione di un vaccino utile a sconfiggere il Covid-19 che tanta paura sta seminando in tutto il mondo. E’ Stefania Di Marco che all’agenzia di stampa Dire racconta le fasi della produzione del vaccino dalla ricerca alla messa in commercio che metta ko il Coronavirus.

“Il vaccino si basa su un adenovirus che viene modificato e reso innocuo. All’interno di questo adenovirus viene inserito un pezzo di Dna che corrisponde alla proteina di superficie del Coronavirus. Quindi non lavoriamo con il virus ma con un pezzo di Dna sintetico che viene reso innocuo e che funziona come molecola contenitrice. Le fasi di produzione del vaccino sono due: una prima in cui il vaccino e’ prodotto in un sistema cellulare in vitro e poi una fase di purificazione che sfrutta quello che viene chiamato un supporto cronomatografico. Lo scopo della purificazione e’ riuscire a rimuovere dal ‘nostro’ vaccino tutti i possibili contaminanti e ottenere cosi’ un prodotto puro. Il prodotto deve essere testato per comprendere il tipo di concentrazione  cioe’ quante molecole di vaccino sono presenti in un determinato flacone”, dichiara Di Marco.

“Il secondo test deve determinare la ‘potenza’- prosegue l’esperta- del vaccino ovvero quanto funziona in vitro all’interno di un sistema cellulare. Poi verranno compiuti dei test per assicurare l’assenza di altri contaminanti. Una volta che il vaccino e’ pronto e rispetta requisiti di qualita’ puo’ essere usato per la sperimentazione sia negli animali che clinica. Nel caso in cui l’epidemia da Coronavirus continuasse in modo piu’ veloce puo’ succedere che le agenzie regolatorie invece di seguire una strada standard che puo’ essere molto lunga possono derogare alcuni passaggi. Ad esempio la sperimentazione animale si puo’ saltare perche’ la piattaforma di adenovirus che noi stiamo utilizzando per tale produzione e’ stata ampiamente utilizzata nella realizzazione di altri vaccini ed e’ stata testata anche nell’uomo risultando sicura. Cio’ accorcerebbe i tempi cosi’ come la sperimentazione clinica nell’uomo puo’ fare a meno di alcune fasi”.

“La decisione di accorciare i passaggi ripeto e’ dettata dalle agenzie regolatorie che debbono certificare la sicurezza del vaccino che dovra’ poi essere iniettato nell’uomo. Ma tutto questo e’ discusso di volta in volta in base all’andamento di questa emergenza”, conclude Di Marco.

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