di BENNY MANOCCHIA – L’emergenza nazionale imposta dal presidente Trump ha “sigillato” la vita di milioni di americani. Come in Italia ed in altre 105 nazioni del mondo,anche negli Stati Uniti e’ subentrata una calma (chiamiamola cosi’) dovuta all’uso ridottissimo di taxi, autobus, auto senza particolare permesso, perfino subways, per non parlare di voli che si contano sulle dita di una mano.
Ti muovi e vedi negozi chiusi che prima erano sempre affollati, auto della polizia appostate un po’ dappertutto, agenti anti-virus vestiti come extraterrestri che ti fermano. Ogni tanto un gruppo di persone, accompagnate da medici e infermieri che entrano in un palazzo ove per tutto il giorno studieranno sui test compiuti. Eppoi enormi cartelloni che indicano: scuole chiuse, state a casa, ove resteranno anche molte madri e padri. Per questi e’ stata ammessa la possibilita’ di lavorare tra le mura domestiche, si passano appunti e informazioni per telefono, per computer.
Pero’ in alcuni casi c’e’ gia’ il problema del cibo: markets sono stati letteralmente assaltati e ora ci sono stanze vuote. Il pane preparato di notte, sotto stretta vigilanza, lo portano a casa vostra su speciali carri. Il problema del cibo e’ grave: chi e’ in quarantena ovviamente non puo’ andare a lavoro e la riserva e’ quasi finita in molte aree delle citta’. Bloccati perfino i tournaments di golf, le importanti partite di basketball. La famosa maratona di Boston: niente.
Volete saperne di piu’? La carta igienica e’introvabile. Acqua in bottiglie spesso usata per lavare mani e corpo; cibo congelato venduto nelle zone di mercato nero. Trump che da una parte riassicura gli americani: un paio di mesi e tornera’ tutto normale. Di contro, il governatore dello Stato di New York, Cuomo, avverte la popolazione che “si tratta di un affare che andra’ avanti per otto. nove mesi… Forse sbaglio, ma queste impressioni le ho viste e sentite a New York e a Washington. In paesi di poche decine di migliaia di abitanti c’e’ piu’ vita.
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