(credits: odni.gov) BENNY MANOCCHIA – Se fino ad ora abbiamo sentito soltanto chiacchiere sulle intenzioni della Cina verso gli Stati Uniti,  oggi abbiamo avuto una conversazione con John Ratcliffe, il direttore della Intelligence nazionale statunitense, l’uomo che riceve prima di tutti (spesso anche prima del Presidente degli Stati Uniti) gli scoop che i suoi uomini riescono a scoprire nelle nazioni dove operano. La conversazione riguardava la Cina.

Mr.Ratcliffe, ma la Cina ha veramente un forte rancore con gli Stati Uniti?

E’ scattato allorche’ Trump ha imposto dazi sugli acquisti di prodotti americani. Ma soprattutto, non sbagliamo, e’ partito quando Xi ha capito che Washington non gli avrebbe permesso di mettere in pratica un certo programma che prevedeva la Cina nel ruolo di leader del mondo.

E cosi’, Mr.Ratcliffe, prova di tutto, Pechino…

Si’, cerca di fare suo il mare davanti alle isole Pelagos, lancia missili che possono distruggere una portaerei statunitense… lo fa sapendo che l’America, per ragioni di budget, non ha ancora pronto il razzo che distruggera’ il missile cinese contro le portaerei. Tutto sommato tenta di fare capire che oggi e’ lei la regina della Terra, la Russia e’ povera, spende tutto per il suo armamento, quindi…

Cina e Iran amici stretti,vero?

Si’, ma non combineranno molto assieme. Trump sta spendendo quasi 5 trilioni di dollari per rimettere a sesto le forze armate USA, praticamente abbandonate da Obama.

Ma allora, Mr.Ratcliffe, siamo vicini a una guerra contro la Cina?

Posso dire che Washington non vuole la guerra. Ho qualche dubbio su Pechino che spari il primo colpo. Qui si tratta di due potenze che cercano di imporre i loro principi politici ed economici. Tuttavia in Cina il partito comunista fa spesso la voce grossa e non e’ detto che sara’ proprio il PCC a creare la crisi. Viviamo in una scintilla. Speriamo che il buonsenso riesca a spegnerla.