ROMA – Nonostante il pesantissimo bilancio di morti per Covid a gennaio (14’357 vittime ufficiali), la mortalità in eccesso in Italia nel primo mese del 2021 è stata “solo” del 3,5% superiore alla media del periodo 2016-2019. Lo certifica il “Recovery Dashboard” predisposto dall’Ufficio di statistica dell’Unione europea, un tabellone digitale che raccoglie 23 categorie di dati (dalla disoccupazione al debito pubblico, passando per commercio a dettaglio e consumi elettrici) che possono dare la misura della risposta dell’Europa alla crisi pandemica.
Raccogliendo le informazioni ufficiali dei 27 paesi membri dell’UE più Islanda, Norvegia e Svizzera, emerge in tutta la sua gravità il costo in termini di vite rappresentato dalla pandemia. In Germania i morti in più rispetto alla media sono stati il 22,1%, in Spagna il 18,2%, in Francia il 9,5% mentre in Slovacchia addirittura il 76,7%, in Portogallo il 59,3% e nella Repubblica ceca il 53,3%. Da notare che in Finlandia sono invece diminuiti del 5% e in Norvegia del 7,4%, secondo Eurostat.
Nel mese più drammatico per l’Europa – novembre 2020 – in Polonia, uno dei paesi più colpiti dalla seconda ondata, la mortalità si è praticamente raddoppiata: un +96,9% rispetto agli anni precedenti che non può non essere attribuito al Covid-19. In Bulgaria sono stati il 94,3% in più, in Slovenia l’88,7%, nella Repubblica ceca il 75,8%, in Romania il 63,1%.
Il paese con il sesto tasso più elevato è la Svizzera con il 62,7% di decessi in più rispetto alla media 2016-2019. Nello stesso mese in Italia, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, l’incremento è stato del 51,6%, del 31,2% in Francia, del 27,5% in Spagna, del 26,0% in Portogallo e del 12,9% in Germania. La media dell’UE era del 40,7%.
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