MILANO – I dati confermano il welfare aziendale come strumento di integrazione al reddito anche durante la pandemia. Resta importante la quota di spesa in welfare sociale integrativo.
In un contesto socio-economico reso difficile dall’emergenza sanitaria cresce la contrattazione sindacale del welfare con il 19,5% sul totale delle erogazioni, in aumento rispetto al 15,6% del 2019. Boom dei fringe benefit soprattutto per bonus spesa e carburante. Il welfare sociale rappresenta il 50% della spesa complessiva in istruzione, previdenza e sanità integrativa.
Il 2020, caratterizzato dalle importanti difficoltà imposte dalla pandemia al sistema socio-economico, ha rappresentato un banco di prova cruciale delle misure di flexible benefit in termini di ricorso allo strumento come efficace misura di supporto ed integrazione al reddito. Le sfide poste dal mutato contesto sociosanitario e dalle relative ripercussioni economiche impattate anche dalle misure adottate per contrastare l’aumento dei contagi hanno confermato la bontà delle soluzioni di welfare aziendale. Questo il quadro generale sui comportamenti delle aziende rispetto al welfare che emergono dall’Osservatorio Welfare a cura di Edenred. L’analisi di basa su un bacino di 500 mila utenti e 3 mila imprese (dati 2020).
Il welfare aziendale come fondamentale integrazione al reddito anche durante la pandemia. Il credito welfare pro capite disponibile nel corso del 2020 per singolo dipendente risulta pari a circa 850 euro, importo sostanzialmente in linea con gli 860 euro registrati per il 2019. Questa singola evidenza è di per sé molto rilevante tenuto conto del contesto pandemico e del calo del Pil dell’8,8% nel 2020. I flexible benefit si confermano un importante strumento di integrazione salariale anche in un contesto straordinariamente critico. A fronte di una caduta del reddito disponibile delle famiglie nel 2020, pari a circa tre punti percentuali secondo le stime di Banca d’Italia, la quota welfare continua a giocare un ruolo importante.
Cresce il welfare contrattato con i sindacati ma la scelta unilaterale delle aziende è ancora prevalente. Il 76% del welfare in azienda è erogato sulla base di una scelta unilaterale da parte delle imprese. La scelta liberale del datore di lavoro conferma il ruolo principale di questo approccio riguardo agli strumenti di finanziamento del welfare aziendale. È importante tuttavia sottolineare la crescita della componente contrattata con i sindacati: il 34% dei beneficiari di misure di flexible benefit deriva dalle quote stabilite da un contratto nazionale di categoria (CCNL), mentre coloro che decidono di convertire il premio di risultato cash in servizi welfare rappresenta il 18%, in aumento dal 14% dell’anno prima. In generale crescono le erogazioni di welfare sulla base di accordi sindacali vincolati al premio di risultato dal 15,6% del 2019 al 19,5% del 2020.
Crescono i fringe benefit: soprattutto buoni spesa e carburante. Una prima evidente novità nella composizione complessiva dei consumi emerge essere il peso dell’aggregato fringe benefit e area ricreativa, macro-categoria che raggiunge nell’anno il 45% circa dei consumi rispetto al 41% circa del 2019, in costante crescita negli anni. All’interno di questo aggregato vanno però sottolineate due tendenze contrapposte, specifiche dell’anno appena trascorso: da una parte la contrazione dell’Area Ricreativa, passata dal 22% circa del 2019 al 15% del 2020, per via delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria sulle abitudini di spesa e della citata ricomposizione della spesa da parte delle famiglie, dall’altra l’espansione del fringe benefit, aumentato dal 18% circa nel 2019 al 30% circa nel 2020, grazie all’intervento di spinta del Legislatore che ne ha previsto un raddoppio della tasca di esenzione fiscale per il solo 2020 con il “Decreto Agosto” passando dai canonici 258,23 a 516,46 euro. Tra i beni in natura che beneficiano di questa disciplina di favore si annoverano, tra gli altri, buoni spesa e buoni carburante.
“Tra le numerose difficoltà che hanno caratterizzato l’anno appena trascorso, l’ecosistema del welfare aziendale ha tuttavia mostrato un importante grado di solidità, grazie ad una vasta platea di imprese che hanno continuato a investire in queste misure di integrazione al reddito riconoscendone l’importanza nel rispondere alle esigenze dei propri lavoratori e delle loro famiglie. – spiega Stefania Rausa, Direttore Marketing e Comunicazione di Edenred Italia – Dopo anni di crescita e consolidamento quale strumento in grado di offrire supporto economico su numerosi ambiti, che vanno dall’integrazione al reddito, alla spesa sociale e ai servizi alla persona, il welfare aziendale si conferma, anche durante la pandemia, un fondamentale e virtuoso strumento di valorizzazione del rapporto tra impresa, dipendenti e collettività. Così come nella fase successiva alla grande crisi economica del 2008 durata 5 anni, che segnò le condizioni di un’ampia diffusione del welfare aziendale, anche oggi, a seguito della grave crisi dovuta alla pandemia in corso, è possibile prevedere un forte slancio del welfare aziendale che si rileva un fondamentale strumento integrativo rispetto alle politiche di welfare community”.
Il welfare sociale conferma il suo peso. L’aggregato di spesa relativo al welfare sociale, ovvero la macro-categoria istruzione, previdenza e sanità, continua a ricoprire circa il 50% dei volumi di spesa complessivi anche per il 2020, in lieve calo dal 54% circa dell’anno precedente; in particolare calano, rispetto al totale, le spese per rimborsi istruzione (dal 33,8% nel 2019 al 28,3% nel 2020) parzialmente bilanciate da un aumento di spesa in previdenza integrativa e complementare (dal 12,7% nel 2019 al 13,7% nel 2020) e assistenza sanitaria (dal 7,6% nel 2019 all’8,9% nel 2020).
Il welfare della mobilità e gli effetti della pandemia. Una riduzione è registrata anche per la voce relativa alle spese per mobilità, intese essere sia rimborso di titoli di viaggio per abbonamenti al trasporto pubblico del dipendente o dei suoi familiari a carico, sia acquisto diretto di abbonamenti casa-lavoro, che passa dal 3,7% nel 2019 al 2% nel 2020 alla luce, evidentemente, delle importanti restrizioni sulla mobilità locale, regionale ed interregionale imposte dalle misure di lock-down oltre che dall’incentivazione delle pratiche di smart-working. Per rispondere ai cambiamenti radicali che stanno impattando sulla mobilità aziendale, Edenred ha lanciato da poco Easy Mobility, un portale multiservizi che supporta le aziende nello sviluppo e nella gestione di piani di spostamento casa – lavoro, in grado di offrire soluzioni efficaci alle nuove esigenze espresse dal mondo dell’impresa e del lavoro.
La distribuzione geografica e dimensionale del welfare aziendale. Il campione raccolto conferma quindi le evidenze delle precedenti edizioni per cui tutt’oggi l’adozione di misure di welfare aziendale tramite flexible benefit risulti essere una strada percorsa principalmente da aziende di medie e grandi dimensioni, soprattutto del settore manifatturiero oltre che di quei settori d’impresa con un maggior grado di evoluzione digitale. Mentre per il settore manifatturiero un ruolo chiave nell’accesso all’ecosistema del welfare aziendale è stato senza dubbio giocato in sede di contrattazione integrativa del CCNL. Guardando alla distribuzione delle imprese sul territorio il welfare aziendale risulta essere prerogativa di imprese e gruppi societari con sede principale nelle regioni del Nord del Paese: l’81%. Risulta evidente il ritardo nelle regioni del Centro (16%) e del Sud Italia (solo 3%), sedi rispettivamente del 22% e del 31% delle imprese nazionali.
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