NICOLA ZUCCARO – L’Italia è uno Stato laico e aconfessionale ed il Parlamento è sempre libero di discutere e di legiferare”. Parole forti queste pronunciate da Mario Draghi nel suo intervento al Senato lo scorso 23 giugno nell’aula del Senato, dove non è tardato il raddoppio di marcatura per la Repubblica italiana ed in particolare per la sua democrazia parlamentare, avviata nella stessa giornata da Roberto Fico. Il presidente della Camera dei Deputati, in diretta su Agorà (programma del mattino in onda su Rai 3), aveva anch’egli sottolineato la sovranità dei 2 rami, in merito al disegno di legge Zan e relativo al contrasto dell’omofobia e su cui la Santa Sede, il 14 giugno, aveva inviato al Governo italiano una lettera in cui rilevava delle obiezioni lesive il Concordato rinnovato con l’Italia nel 1984.
L’obiezione posta dal Vaticano non è piaciuta a Draghi. Il presidente del Consiglio dei Ministri, sulla scia della dichiarazione precedentemente menzionata, evidenziava al Vaticano che l’ordinamento costituzionale, attraverso i controlli preventivi delle commissioni parlamentari e quelli successivi della Corte Costituzionale, garantisce il rispetto degli impegni internazionali. Quanto di più sufficiente per riaffermare, in linea con il teorema dei corsi e ricorsi storici che il “Libera Chiesa in Libero Stato” enunciato più di 2 secoli fa da Camillo Benso Conte di Cavour, è tornato di stretta attualità, al punto da spingere Governo e Parlamento italiano a riscoprire la propria autorevolezza e, per certi aspetti, anche il proprio orgoglio.
Un orgoglio che all’inizio della tanto auspicata era della ripartenza per l’Italia contribuisce, con Mario Draghi, alla riscoperta di quella figura dello Statista destinata ad essere definitivamente consegnata ai libri di Storia, e alla rivalorizzazione attraverso i Presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati, della centralità del parlamento italiano.
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