(ph: ANSA/EPA) Prima il suono delle sirene. Poi, per la prima volta, nella zona di Leopoli sono caduti missili russi. L’obiettivo era un sito militare.
Mentre la capitale appare sempre più accerchiata e Mariupol, porto nevralgico nel Sud Est del paese, ormai allo stremo, l’esercito di Mosca colpisce violentemente e senza esclusione di colpi anche Kherson dove solo poche ora fa il consiglio regionale ha respinto il possibile referendum russo per l’indipendenza per creare una Repubblica popolare simile a quelle create nel 2014 e nel 2015 nelle province del Donetsk e del Luhansk.
Le truppe russe hanno lanciato numerosi attacchi aerei su un campo di addestramento militare fuori dalla città ucraina di Leopoli, vicino al confine con la Polonia, secondo un funzionario locale. La Russia “ha lanciato un attacco aereo contro il Centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza”, a circa 40 chilometri a nordovest di Leopoli, ha specificato sulla sua pagina Facebook il capo dell’amministrazione regionale Maxim Kozitsky, aggiungendo che sono stati lanciati otto missili.
“Gli occupanti del territorio della regione di Kherson stanno cercando di ripetere la triste esperienza della formazione delle pseudo-repubbliche. Stanno ricattando le autorità locali, stanno cercando qualcuno da corrompere”: così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in tarda serata.
Il presidente ucraino quindi ribadisce: “Gli invasori russi non possono conquistarci. Non hanno la forza e lo spirito. Si appoggiano solo alla violenza, al terrore e alle armi”. Poi si sofferma sui corridoi umanitari, tramite i quali 12.729 persone sono state evacuate sabato, e torna a chiedere più aiuti.
Prosegue intanto l’esodo di persone in fuga dalla guerra: la piccola Moldavia chiede aiuto per l’accoglienza.
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