Ucraina: nuovi bombardamenti dopo le reazioni al discorso di Putin

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(ph: Serhii Mykhalchuk/Shutterstock) KIEV  Ieri mattina si è tenuto il tanto atteso discorso di Putin alla nazione. Il leader del Cremlino ha annunciato la mobilitazione parziale, che prevede l’invio al fronte di trecentomila riservisti. Inoltre, ha accusato l’Occidente di voler distruggere la Russia anche con l’ausilio del nucleare e ha incolpato l’Ucraina di non voler negoziare la pace. Il presidente russo ha ricordato che anche il proprio paese dispone di armi nucleari, che non si farà scrupoli a utilizzare se dovesse venire attaccato, concludendo il discorso con un fatidico: “Questo non è un bluff”.

I pareri occidentali giudicano le parole di Putin come un chiaro segnale di debolezza, pronunciate da un leader sempre più solo. Lo ha scritto su Twitter il Segretario di Stato statunitense, Blinken, e lo ha ribadito il Primo ministro britannico, Lizz Truss, secondo cui Mosca cerca di celare il proprio fallimento in Ucraina. Il premier francese, Macron, ha dichiarato come la mobilitazione parziale non sia altro che un nuovo errore da parte del Cremlino e Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione europea, ha comunicato che saranno decretate nuove sanzioni contro la Russia.

Intanto, i voli in partenza da Mosca sono esauriti. Le ultime dichiarazioni di Putin e l’annuncio di mobilitare i soldati appartenenti alle classi in congedo, hanno causato una situazione di panico e una fuga generale dal paese. La Russia è animata da numerose proteste, che hanno generato molteplici arresti. In trentanove città russe si sono registrati oltre millecinquecento fermi, di cui circa cinquecentotrenta a Mosca e quattrocentottanta a San Pietroburgo. 

Intorno a mezzanotte, un attacco missilistico ha colpito la città di Nikopol, uccidendo un uomo di trentacinque anni e distruggendo due ospedali, una scuola e alcuni edifici amministrativi. I razzi russi hanno danneggiato una stazione ferroviaria a Kharkiv e, in mattinata, si sono verificati nuovi bombardamenti su Zaporizhzhia, dove è situata la più grande centrale nucleare d’Europa, che hanno privato alcune zone dell’energia elettrica.

La Turchia, ormai mediatrice tra Occidente e Russia, ha fatto da garante nello scambio tra duecento prigionieri ucraini e l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk. Rilasciati anche i leader del battaglione Azov: il comandante, Prokopenko ‘Redis’, e il suo vice, Palamar ‘Kalina’. Il leader turco, Erdogan, ha ritenuto l’accordo diplomatico un passo importante verso la pace. Ma il presidente ucraino, Zelensky, non si esime dal parlare con toni duri e invita l’Onu a privare la Russia del diritto di veto. (Antonio Bottalico)

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