KIEV – Dopo duecentoquindici giorni di guerra, in Ucraina continuano a perseverare gli scontri. Nuove bombe su Mykolaiv nella notte: colpiti edifici residenziali, negozi e danneggiata la rete idrica. Missili anche su Zaporizhzhia, dove si cerca di capire se i raid hanno provocato altre vittime, mentre è stato distrutto l’aeroporto di Krivoy Rog, nella regione di Dnepropetrovsk. La controffensiva ucraina ha colpito nove insediamenti dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, con l’obiettivo di interrompere il referendum di annessione alla Federazione russa, e ha distrutto una chiatta nei pressi di Kherson, dove gli occupanti cercavano di creare un ponte tra le sponde del fiume Dnipro.
Oggi è l’ultimo giorno di votazioni in Ucraina, dove il referendum ha percepito un’affluenza superiore al 50%. Mentre la comunità internazionale parla di ‘referendum farsa’ e considera fallaci i dati sull’affluenza, i media russi li definiscono “validi” poiché oltre la metà della popolazione ucraina si è recata alle urne. Putin terrà un altro discorso davanti alle Camere del Parlamento russo il 30 settembre e, con tutta probabilità, annuncerà le annessioni dei nuovi territori proprio in quell’occasione.
Sono ormai duecentosessantamila i russi che hanno abbandonato il Paese per sfuggire alla mobilitazione parziale. Non si placano le proteste che le autorità russe sono chiamate a fronteggiare e, al contrario dei residenti riservisti, qualcuno è stato esentato dall’arruolamento. Infatti, il Cremlino ha riservato questo privilegio a Edward Snowden, la spia che rivelò i programmi segreti di sorveglianza del governo americano e di quello britannico. Mosca ha lanciato una nuova provocazione al leader statunitense, Joe Biden, concedendo la cittadinanza russa all’ex tecnico della CIA e informatico della NSA. Ma la posizione degli USA rimane la stessa: “Non cambia nulla, continueremo a perseguirlo”. (Antonio Bottalico)
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