GRECIA – Un esemplare di verdesca, noto anche come squalo azzurro di 3 metri, è stata avvistata lunedì 6 maggio 2024 nel porto turistico di Glyfada, in Grecia. Si tratta solo dell’ultimo episodio dopo quello di Volos. Lo squalo stava nuotando nello specchio d’acqua tra le barche del porticciolo greco. La verdesca, è una specie molto comune e, nonostante l’aspetto apparentemente aggressivo, viene considerata pressoché innocua per gli umani. Tuttavia un nuovo studio dell’Università di Miami rivela che il feroce predatore marino come lo squalo, infatti, sembra inaspettatamente attratto dalle acque delle città costiere, dove la vicinanza con la nostra specie può rappresentare un pericolo per entrambi. A sostenerlo la ricerca, pubblicata su Marine Ecology Progress Series, nata per studiare l’effetto dell’urbanizzazione delle zone costiere, in continuo aumento, su una delle principali famiglie di superpredatori dei mari.
Analizzando gli spostamenti di oltre 50 esemplari delle tre specie di squali, registrati utilizzando un sistema di etichette sonore, i ricercatori hanno scoperto infatti che il loro comportamento non è quello caratteristico degli urban avoiders, cioè di specie che evitano le aree abitate dall’uomo. I dati indicano piuttosto un comportamento da urban adapters, cioè animali che pur abitando in aree rurali sono in grado di sfruttare con successo le zone di confine in cui queste entrano in contatto con l’ambiente urbano. Solitamente si tratta di animali con una dieta variegata e adattabile, come volpi, cinghiali, corvi e cornacchie, che possono approfittare dei nostri rifiuti come fonte di cibo, ma che sopravvivono senza problemi anche nella natura incontaminata.
Per quanto riguarda gli squali, la D.ssa Diana D’Agata, Veterinary Surgeon in UK, ritiene che ad attirarli vicino alle coste urbanizzate sia l’abbondanza di scarti alimentari, come pesci morti, provenienti dalle attività umane. E che vi trascorrano tanto tempo grazie ad un’inaspettata tolleranza ai suoni e alle luci provenienti dalle città e dall’intensa presenza di imbarcazioni. Si tratta, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, di una situazione che purtroppo può avere conseguenze negative sia per gli squali, sia per la nostra specie.
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