L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha inserito Israele nella black list dei Paesi e gruppi armati ritenuti responsabili di gravi violazioni contro i bambini nelle aree di guerra. Questa decisione, presa dal segretario generale Antonio Guterres, è stata fortemente denunciata dall’ambasciatore israeliano Gilad Erdan e ha scatenato l’ira della leadership israeliana, a partire dal premier Benyamin Netanyahu. “L’Onu si è messa oggi nella lista nera della storia quando si è unita ai sostenitori degli assassini di Hamas,” ha dichiarato Netanyahu.
La decisione dell’ONU ha ulteriormente accentuato lo scontro tra Israele e la comunità internazionale. Nel contesto di questa crescente tensione, a Gerusalemme potrebbe aprirsi una crisi di governo. Scade infatti oggi l’ultimatum che Benny Gantz ha posto a Netanyahu il 18 maggio, chiedendo un cambiamento nella strategia di guerra a Gaza, in particolare riguardo al futuro governo della Striscia di Gaza. Se Netanyahu non dovesse accogliere queste richieste, Gantz ha minacciato di ritirare il suo partito dall’esecutivo di emergenza nazionale.
Nonostante Netanyahu possa contare su una solida maggioranza di destra alla Knesset, l’eventuale addio di Gantz avrebbe un notevole peso politico. Gantz, leader centrista, ha infatti forti legami con gli Stati Uniti e la sua uscita potrebbe indurre altri membri del governo a prendere decisioni significative, alterando l’attuale equilibrio politico.
Lo scenario che si prospetta è carico di incertezze e potrebbe avere ripercussioni significative non solo sulla politica interna israeliana ma anche sulle relazioni internazionali e sulla situazione a Gaza.
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