(Anas-Mohammed/Shutterstock) Le forze speciali dell’IDF (Israel Defense Forces) hanno compiuto un’operazione di successo, liberando quattro ostaggi israeliani a Nuseirat, tra cui Noa Argamani, la giovane divenuta simbolo del 7 ottobre. “Sono molto emozionata, non parlo ebraico da così tanto tempo” sono state le prime parole di Noa rivolte al Primo Ministro Benjamin Netanyahu.
L’operazione di liberazione, tuttavia, ha avuto un costo elevato. Un ufficiale israeliano è rimasto ucciso durante il blitz, mentre Hamas ha riferito che almeno 210 palestinesi sono morti nel corso dell’incursione. In risposta all’azione militare, il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha dichiarato: “La nostra resistenza continuerà”.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno ripreso la consegna degli aiuti umanitari a Gaza, un gesto volto a mitigare le sofferenze della popolazione civile colpita dal conflitto.
Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fatto appello a Benny Gantz, esortandolo a non abbandonare il gabinetto di guerra. “Questo è il momento dell’unità, non della divisione. Dobbiamo rimanere uniti tra noi a fronte dei grandi compiti che ci attendono. Invito Benny Gantz a non lasciare il governo di emergenza. Non rinunciare all’unità,” ha scritto Netanyahu su X, il social media precedentemente noto come Twitter.
Gantz, che avrebbe dovuto annunciare la sua uscita dal governo, ha sospeso la decisione dopo il ritrovamento dei quattro ostaggi vivi a Gaza. Questo sviluppo ha sottolineato l’importanza della coesione politica in un momento di grande tensione e incertezza per Israele.
La liberazione di Noa Argamani e degli altri ostaggi rappresenta un raggio di speranza in un contesto altrimenti segnato da violenze e perdite, e sottolinea la complessità della situazione attuale in Medio Oriente, dove le operazioni militari, la diplomazia e gli aiuti umanitari si intrecciano in una rete di azioni e reazioni.
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