(Anas Mohammed/Shutterstock) L’Iran ha dichiarato di essere pronto a colpire, ma al contempo ha espresso il desiderio di evitare un’escalation nel conflitto. “Puniremo Israele, ci sarà un’azione decisa che punta alla deterrenza”, ha affermato un portavoce del governo iraniano. La situazione è estremamente tesa e il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha risposto con fermezza: “Ci prepariamo a tutto, anche all’offensiva”.
Nel frattempo, il segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale russo, Sergey Shoigu, è volato a Teheran per discutere con il presidente Pezeshkian e il capo delle forze armate iraniane. Al centro dei colloqui vi sono “gli aspetti della sicurezza globale e regionale”, segnalando un ulteriore interessamento della Russia nella crisi mediorientale.
Parallelamente, un esodo di stranieri dal Libano è in corso, alimentato dal timore di una nuova ondata di attacchi israeliani. La situazione ha scatenato preoccupazioni a livello internazionale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato con il re di Giordania, Abdullah II, mentre l’Egitto ha chiarito la sua posizione di neutralità: “Il Cairo non aiuterà Israele a respingere l’attacco dell’Iran”.
In un altro sviluppo, le Nazioni Unite hanno comunicato che nove dipendenti dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (UNRWA) “potrebbero essere stati coinvolti” negli attacchi del 7 ottobre contro Israele, sferrati da Hamas. Questo annuncio aggiunge ulteriori tensioni alla già complessa situazione.
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