PALERMO – I sommozzatori dei Vigili del Fuoco hanno recuperato quattro dei sei corpi dispersi dopo il naufragio della Bayesian, una lussuosa nave di 56 metri affondata due giorni fa al largo della costa di Santa Flavia, a Porticello (Palermo). La tragedia è avvenuta in seguito a un’improvvisa tempesta che ha sorpreso l’imbarcazione, in rada al momento dell’incidente.
Le vittime identificate sono Jonathan Bloomer, presidente della Morgan Stanley International e figura di spicco nella finanza internazionale, sua moglie Judy, l’avvocato statunitense Christopher Morvillo e la consorte Neda. All’appello mancano ancora il magnate britannico Mike Lynch e sua figlia di 18 anni, Hanna. Uno dei loro corpi è stato individuato e sarà recuperato nelle prossime ore, quando le ricerche, sospese nella serata di oggi, riprenderanno. Un’altra vittima, il cuoco dello yacht, Ricardo Tomas, era stato recuperato il giorno precedente.
Le operazioni di recupero sono state accompagnate dagli interrogatori dei quindici sopravvissuti, tra passeggeri ed equipaggio, che si trovano ora al sicuro in un hotel di Santa Flavia. Nel frattempo, un video registrato dalle telecamere di sicurezza di una villa vicina ha catturato gli ultimi istanti del Bayesian, che si è inabissato in appena 60 secondi.
Le dinamiche dell’affondamento
Il Bayesian giace ancora adagiato sulla sua fiancata destra, a una profondità di circa 50 metri. Da una prima ispezione esterna, lo scafo non sembrerebbe presentare falle, e l’albero maestro in alluminio, alto 75 metri, è risultato integro. Tra i dettagli rilevanti c’è la grande deriva mobile dell’imbarcazione, trovata parzialmente sollevata al momento del naufragio, dato che il veliero si trovava in rada. Il “corpo morto” del Bayesian, con un pescaggio di circa dieci metri, era stato progettato per garantire stabilità all’imbarcazione durante la navigazione.
Le difficoltà nelle operazioni di recupero
Le operazioni di ricerca e recupero dei corpi si sono rivelate estremamente complesse. Già ieri, 20 agosto, i sommozzatori erano entrati nello scafo della nave per ispezionare gli spazi comuni, ma il tempo a disposizione per ciascuna immersione è limitato: i sub hanno solo 12 minuti per immergersi e risalire, a causa dei lunghi tempi di decompressione necessari per evitare rischi.
Oggi, i sommozzatori dei Nuclei Sub della Guardia Costiera di Napoli e Messina hanno impiegato un ulteriore supporto tecnologico: un Rov (Remotely Operated Vehicle), un veicolo subacqueo a controllo remoto. Questo robot, in grado di operare fino a una profondità di 300 metri e con un’autonomia di 6-7 ore, è dotato di sofisticate tecnologie che permettono di esplorare il fondale e registrare immagini dettagliate del sito dell’incidente.
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