Trovati in un tunnel a Gaza i corpi di sei ostaggi israeliani: Netanyahu promette vendetta, Hamas incita la rivolta

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(Shutterstock) Nel sud della Striscia di Gaza, precisamente nell’area di Rafah, sono stati rinvenuti i corpi di sei ostaggi israeliani in un tunnel utilizzato da Hamas. I resti sono stati recuperati e riportati in Israele, dove sono stati identificati dalle autorità. Secondo fonti dell’esercito israeliano (IDF), le vittime sarebbero state uccise tra venerdì sera e sabato mattina, poco prima dell’arrivo delle forze armate israeliane, che stavano avanzando per liberarli. Tre di loro erano nella lista di ostaggi che avrebbero dovuto essere rilasciati alla prima occasione.

La reazione del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è stata estremamente dura. In un discorso pubblico ha dichiarato: “Dico ai terroristi di Hamas che hanno ucciso i nostri rapiti e dico ai loro leader: non staremo fermi e non staremo in silenzio. Vi prenderemo e regoleremo i conti”. Le parole di Netanyahu arrivano in un momento delicato, mentre una nuova ondata di proteste è in corso in Israele da parte delle famiglie degli ostaggi, sempre più critiche nei confronti del governo per la gestione della crisi.

Nel frattempo, la risposta di Hamas non si è fatta attendere. Il movimento ha esortato la popolazione palestinese a intensificare le azioni contro i coloni israeliani in Cisgiordania, alzando ulteriormente il livello di tensione nella regione.

Bilancio tragico nella Striscia di Gaza

Sul fronte palestinese, il ministero della Sanità, gestito da Hamas, ha fornito un nuovo bilancio drammatico delle vittime dall’inizio della guerra con Israele, che si protrae ormai da undici mesi. Secondo il ministero, sono 40.738 le persone uccise nel territorio palestinese, con 47 vittime solo nelle ultime 24 ore. Il numero dei feriti è altrettanto impressionante, con 94.154 persone coinvolte. Questo bilancio rappresenta una fotografia del continuo conflitto, che sembra non vedere fine e continua a mietere vittime civili su entrambi i fronti.

Mentre la tensione continua a salire, le prospettive di una soluzione pacifica appaiono sempre più lontane, con entrambi gli schieramenti che mostrano segni di crescente radicalizzazione.

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