Israele in rivolta contro Netanyahu: scontri nelle piazze e sciopero generale in programma. Trump accusa Biden per la crisi degli ostaggi

Gdp Avatar

(Pixabay) Una nuova ondata di proteste ha scosso Israele ieri, con migliaia di manifestanti che si sono riversati per le strade di Tel Aviv e Gerusalemme, in seguito al ritrovamento dei corpi di sei ostaggi israeliani uccisi da Hamas a Gaza. La tensione nel Paese è palpabile, alimentata dalla crescente frustrazione verso il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu per la gestione della crisi degli ostaggi. Il bilancio della giornata è di 35 arresti e numerosi feriti, mentre oggi è previsto uno sciopero generale che promette di paralizzare il Paese.

Le proteste hanno avuto epicentri a Tel Aviv e Gerusalemme, dove i manifestanti hanno bloccato strade, alzato barricate e scandito slogan contro Netanyahu, accusandolo di non aver fatto abbastanza per salvare gli ostaggi. Le famiglie delle vittime sono in prima linea nelle manifestazioni, chiedendo maggiore trasparenza e risposte immediate da parte del governo.

Trump accusa Biden: “Mancanza di leadership americana”

Le reazioni internazionali alla crisi non si sono fatte attendere. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha duramente attaccato l’amministrazione Biden, accusando il presidente e la sua vice, Kamala Harris, di essere responsabili indiretti dell’uccisione degli ostaggi da parte di Hamas. Trump ha dichiarato che il movimento islamista palestinese ha agito “a causa di una totale mancanza di leadership americana”. Le sue parole hanno alimentato ulteriormente il dibattito politico negli Stati Uniti, già profondamente divisi sulla gestione della crisi mediorientale.

Gli Stati Uniti lavorano a un accordo di tregua

Mentre la situazione in Israele e Palestina si fa sempre più tesa, gli Stati Uniti stanno cercando di mediare per raggiungere una tregua finale. Secondo i media americani, Washington è in trattative con Egitto e Qatar per mettere a punto un accordo “da prendere o lasciare” che sarà presentato nelle prossime settimane. Questo tentativo diplomatico rappresenta uno sforzo per porre fine al conflitto, ma resta da vedere se entrambe le parti saranno disposte a cedere e se la tregua potrà reggere in un clima così instabile.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *