La situazione in Libano è precipitata in seguito alla morte di Hassan Nasrallah, leader del movimento Hezbollah, avvenuta durante un raid israeliano sul suo quartier generale. La notizia è stata confermata ufficialmente dallo stesso “partito di Dio”, che in una dichiarazione ha affermato: “Si è unito alla fila dei nostri martiri”. Nonostante la gravità della perdita, Hezbollah ha ribadito che la resistenza armata contro Israele continuerà, alimentando il rischio di un’escalation del conflitto nella regione.
L’esercito israeliano ha proseguito i raid su Beirut, colpendo figure di spicco dell’organizzazione libanese, tra cui un alto dirigente dell’intelligence di Hezbollah. Tuttavia, le autorità israeliane avvertono che la minaccia non è svanita: “Hezbollah risponderà. Ci aspettano giorni difficili”, ha dichiarato un portavoce militare.
Nel frattempo, la tensione nella regione sta aumentando. L’Iran, principale alleato di Hezbollah, ha annunciato la disponibilità a inviare truppe in Libano. La Guida Suprema iraniana, Ali Khamenei, che è stato trasferito in un luogo sicuro, ha chiesto a tutti i musulmani di “schierarsi con Hezbollah” contro Israele, prefigurando un possibile ampliamento del conflitto su scala regionale.
La comunità internazionale osserva con preoccupazione l’evolversi della situazione. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha esortato a un cessate il fuoco immediato, sottolineando l’urgenza di evitare ulteriori spargimenti di sangue. “È tempo per un cessate il fuoco”, ha dichiarato Biden, lasciando intendere che Washington si sta preparando per affrontare un’eventuale escalation.
Anche la Russia ha preso posizione, condannando l’azione israeliana e definendola un “omicidio politico”. Mosca, che mantiene legami con Teheran e Damasco, ha espresso preoccupazione per il deterioramento della sicurezza nella regione.
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