La guerra civile in Siria si fa sempre più feroce, con i jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) e le fazioni alleate che, dopo aver preso il controllo di Aleppo, hanno occupato l’intera provincia di Idlib. La loro avanzata minaccia ora la provincia centrale di Hama, un’area strategica per il regime di Bashar al-Assad.
Raid aereo: il leader jihadista al-Jolani ucciso
Secondo il governo libanese, il leader di HTS, Abu Mohammad al-Jolani, è stato ucciso in un raid aereo condotto da caccia russi su Aleppo. La notizia, se confermata, rappresenterebbe un duro colpo per il gruppo jihadista, che resta comunque determinato a proseguire la sua offensiva contro le forze governative.
Situazione sul campo: migliaia di civili in fuga
Gli scontri tra i miliziani islamisti e le truppe governative hanno già provocato centinaia di morti, aggravati dai bombardamenti russi, che continuano a colpire le aree sotto controllo ribelle. L’escalation di violenza ha costretto migliaia di civili ad abbandonare le proprie case, cercando rifugio in condizioni disperate.
Il presidente Bashar al-Assad ha commentato brevemente la situazione, dichiarando che il regime è determinato a “sconfiggere i terroristi”, ma i combattimenti sul campo si fanno sempre più complessi.
L’esercito siriano promette un contrattacco
In risposta all’avanzata jihadista, il ministero della Difesa siriano ha annunciato che presto lancerà un contrattacco mirato a riconquistare le aree perdute. Nel frattempo, le forze di Assad hanno dichiarato di aver respinto i ribelli sostenuti dalla Turchia da due località della provincia di Hama.
Questa controffensiva è parte di una strategia più ampia per bloccare l’avanzata degli islamisti e riprendere il controllo di territori cruciali, ma la situazione resta estremamente fluida.
La pressione internazionale
Il ruolo della Russia nel conflitto si conferma decisivo: i suoi raid aerei continuano a sostenere l’esercito siriano, ma le tensioni con la Turchia, che appoggia alcune fazioni ribelli, complicano ulteriormente la situazione. L’avanzata jihadista potrebbe spingere la comunità internazionale a riconsiderare le proprie strategie per mettere fine a un conflitto che da anni devasta la Siria.
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