A 50 giorni dalla conclusione del suo mandato, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha concesso la grazia al figlio Hunter Biden, coinvolto in due distinti processi per possesso illegale di arma ed evasione fiscale.
La decisione di Biden
In una dichiarazione ufficiale, Joe Biden ha spiegato le motivazioni dietro la sua controversa decisione: “Avevo detto che non avrei interferito con il processo decisionale del dipartimento di giustizia e ho mantenuto la parola. Ma Hunter è stato perseguito in modo selettivo e iniquo per colpire me”.
La grazia copre il periodo compreso tra il 1° gennaio 2014 e il 1° dicembre 2024, proteggendo Hunter da ulteriori implicazioni legali per i reati commessi in quegli anni.
I due processi a carico di Hunter Biden
Hunter Biden è stato al centro di due procedimenti giudiziari che hanno attirato l’attenzione mediatica e politica:
- Possesso illegale di arma:
Nel 2018, Hunter acquistò una pistola Colt Cobra 38Spl, dichiarando falsamente all’FBI di non essere dipendente da sostanze stupefacenti. In realtà, in quel periodo faceva uso di crack, cocaina e alcol. È stato dichiarato colpevole di aver mentito all’FBI e di possesso illegale di un’arma. - Evasione fiscale:
Tra il 2016 e il 2019, Hunter non ha versato al fisco federale statunitense almeno 1,4 milioni di dollari, accumulando un debito fiscale significativo. Il 5 settembre scorso, Hunter aveva ammesso la propria colpevolezza per tutti i reati a lui contestati in questo ambito.
A giugno, era stato dichiarato colpevole in entrambi i processi, affrontando il rischio di pesanti pene detentive.
Le implicazioni politiche
La decisione di concedere la grazia al figlio è destinata a suscitare aspre polemiche politiche, con i repubblicani pronti a accusare Joe Biden di abuso di potere e favoritismo familiare. Tuttavia, Biden ha difeso la scelta come un atto necessario per contrastare un trattamento giudiziario che considera “selettivo e politicizzato”.
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