Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha rilasciato dichiarazioni preoccupanti durante un evento organizzato da Carnegie Europe a Bruxelles, evidenziando le sfide che l’Alleanza Atlantica si troverà ad affrontare nei prossimi anni. Rutte ha sottolineato che, pur non essendo attualmente in guerra, la Nato non può considerarsi in pace. “Non siamo in guerra, ma non siamo nemmeno in pace”, ha dichiarato, mettendo in evidenza che le minacce, pur non essendo imminenti, stanno crescendo e potrebbero materializzarsi in un futuro non troppo lontano.
Il segretario generale ha avvertito che, sebbene la deterrenza della Nato al momento sembri adeguata, le forze alleate non sono preparate a ciò che potrebbe accadere tra 4 o 5 anni. Rutte ha poi rimarcato il rischio che ciò che è accaduto in Ucraina possa succedere anche in territori alleati della Nato, e ha sottolineato l’importanza di passare da una mentalità difensiva a una più orientata alla “mentalità di guerra” per affrontare le sfide del futuro.
Rutte ha anche affrontato il tema delle spese militari, facendo un confronto con gli anni della Guerra Fredda. Durante quel periodo, gli europei spendevano oltre il 3% del PIL in difesa, una cifra che, secondo il segretario generale, ha contribuito alla vittoria contro l’Unione Sovietica. Con la fine della Guerra Fredda e la caduta della cortina di ferro, i Paesi europei hanno progressivamente ridotto la spesa militare, ma nel 2023 è stata presa la decisione di investire almeno il 2% del PIL nella difesa.
Nonostante questo incremento, Rutte ha dichiarato che è necessario un ulteriore aumento della spesa militare, ricordando che, mentre i Paesi europei spendono in media il 25% del loro PIL in welfare, solo una piccola parte di queste risorse dovrebbe essere destinata alla difesa. Sebbene tale proposta possa sembrare difficile nel medio periodo, ha sottolineato Rutte, è essenziale per garantire la sicurezza dell’Europa a lungo termine.
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