(Sergiy Palamarchuk/Shutterstock) KIEV – Questa mattina, le infrastrutture energetiche dell’Ucraina sono state bersaglio di un “massiccio” attacco da parte delle forze russe. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha reso noto tramite Telegram che le forze russe hanno lanciato quasi 200 droni e 93 missili, inclusi almeno uno di fabbricazione nordcoreana. L’attacco ha avuto come obiettivo il settore energetico del Paese, già messo a dura prova dalla guerra. Tuttavia, le difese aeree ucraine hanno avuto successo nel neutralizzare 81 dei missili in arrivo, limitando i danni. Zelensky ha sottolineato che si tratta di uno dei più gravi attacchi al sistema energetico ucraino, un colpo che evidenzia l’intensificazione delle offensive russe.
Nonostante i gravi danni inflitti, l’Ucraina resiste, ma la fine del conflitto appare ancora lontana. In questo contesto, si apre un dibattito significativo a livello internazionale, con l’Occidente che inizia a riflettere sul dopoguerra e sulle modalità per gestire un eventuale cessate il fuoco. Un’idea che sta guadagnando attenzione è l’invio di forze internazionali per supervisionare un accordo di pace. Il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha dichiarato che l’Italia è disponibile a contribuire, mentre il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha definito prematura tale proposta, evidenziando la complessità della situazione.
Nel frattempo, il dibattito politico negli Stati Uniti si infiamma, con Donald Trump che si è espresso contro l’idea di fornire missili americani all’Ucraina per colpire obiettivi all’interno della Russia. Questa posizione si inserisce in un più ampio contesto di divergenze politiche tra i leader statunitensi sul coinvolgimento del Paese nel conflitto. Da parte sua, il presidente Joe Biden ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari per l’Ucraina, del valore di 500 milioni di dollari, destinato a rafforzare ulteriormente le capacità difensive di Kiev in un momento cruciale della guerra.
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