(Anas-Mohammed/Shutterstock) Un fiume di sfollati palestinesi, circa 300mila persone secondo fonti di Hamas, è tornato nel nord della Striscia di Gaza, nonostante le macerie e le condizioni drammatiche che segnano la regione. La gioia del ritorno è attenuata dal panorama desolante: strade devastate, edifici distrutti e la costante tensione sotto il controllo delle truppe israeliane, pronte a rispondere a qualsiasi potenziale minaccia.
Nuovi scambi di ostaggi in arrivo
L’attenzione si concentra ora sul prossimo scambio di ostaggi, previsto per giovedì, mentre un ulteriore scambio dovrebbe avvenire sabato. La tensione resta alta dopo che la Jihad Islamica ha diffuso un video che ritrae Arbel, un’ostaggio la cui mancata liberazione sabato scorso ha portato alla temporanea sospensione dei trasferimenti verso il nord della Striscia.
Secondo le ultime informazioni, otto dei 33 ostaggi detenuti dalla Jihad Islamica sarebbero morti. La situazione rimane estremamente complessa, con le operazioni di rilascio degli ostaggi e il ritorno degli sfollati che si intrecciano con la crisi umanitaria nella regione.
La ripresa della missione Eubam al valico di Rafah
Dopo 18 anni di sospensione, l’Unione Europea ha deciso di riattivare la missione Eubam al valico di Rafah, al confine tra Gaza e l’Egitto. Si tratta di una misura significativa, sia sul piano operativo che simbolico, come sottolineato dal ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani: «È una missione di grande importanza, anche simbolica, che mira a garantire maggiore sicurezza e controllo ai confini».
Il riavvio di Eubam rappresenta un tentativo di stabilizzare ulteriormente i flussi attraverso il valico, cruciale per gli aiuti umanitari e per i movimenti nella regione, in un momento di particolare criticità.
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