ROMA – In un clima di forti polemiche, si sono svolte oggi le informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sul caso Almasri, il generale libico arrestato in Italia e successivamente scarcerato e rimpatriato. A una settimana dal primo tentativo fallito, i due ministri hanno parlato prima alla Camera e poi al Senato, mentre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha scelto di non presenziare, suscitando critiche dalle opposizioni.
“Non può nascondersi dietro i suoi servi costantemente”, ha attaccato la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga. Anche la leader del Pd, Elly Schlein, ha criticato duramente il governo, affermando: “Difendete un torturatore”. Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, ha rincarato la dose: “Meloni scappa dal Parlamento e dai cittadini”, parlando di “viltà istituzionale”.
L’informativa di Nordio
Sia alla Camera che al Senato, il primo a intervenire è stato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ha dichiarato che la comunicazione ufficiale al ministero è arrivata solo dopo l’arresto di Almasri.
“Il 20 gennaio il procuratore della Corte d’Appello di Roma trasmetteva il complesso carteggio relativo all’arresto di Almasri al ministero della Giustizia alle 11:40. Alle 13:57 il nostro ambasciatore all’Aja trasmetteva al ministero la richiesta dell’arresto provvisorio. La comunicazione della questura al ministero è avvenuta ad arresto già fatto”, ha spiegato Nordio.
Il ministro ha poi fornito dettagli sui tempi dell’operazione: “Il 18 gennaio la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. L’arresto è stato eseguito domenica 19 gennaio alle ore 9:30, mentre una notizia informale è stata trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12:37 della stessa giornata. Questa comunicazione, però, era priva di dati identificativi, del provvedimento e delle motivazioni sottese, senza nemmeno la richiesta di estradizione allegata”.
La replica di Piantedosi
Dopo Nordio, è intervenuto il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il quale ha dichiarato che Almasri “non è mai stato un interlocutore del governo” e ha smentito qualsiasi ricatto da parte della Libia.
La vicenda continua a far discutere e le opposizioni insistono per ottenere un’informativa diretta della premier Meloni, mentre il governo difende le proprie scelte e la gestione del caso.
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