(Anas-Mohammed/Shutterstock) La tensione in Medio Oriente continua a salire. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant hanno ordinato all’esercito di avviare «una seconda ondata di attacchi contro decine di obiettivi terroristici di Hezbollah in Libano». L’operazione arriva in risposta al crescente lancio di razzi dal sud del Libano verso il nord di Israele, intensificando il fronte nord del conflitto.
Nel frattempo, sul fronte interno palestinese, il partito Al Fatah, guidato dal presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), Abu Mazen, ha rivolto un appello a Hamas, chiedendo al movimento islamista di lasciare il potere nella Striscia di Gaza. Una richiesta che mira a preservare «la presenza dei palestinesi» nel territorio, minacciata dall’offensiva militare israeliana, che continua a colpire duramente la Striscia e a ventilare l’ipotesi di annessione di alcune aree e di sfollamento della popolazione civile.
A livello internazionale cresce la preoccupazione. Francia, Germania e Regno Unito hanno diffuso una nota congiunta in cui chiedono «un immediato ritorno al cessate il fuoco» a Gaza. I tre Paesi europei si sono detti «indignati» per l’elevato numero di vittime civili registrato dall’interruzione della tregua, invitando Israele a fermare l’operazione e a rispettare il diritto umanitario internazionale.
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