(Anas-Mohammed/Shutterstock) Israele sta studiando seriamente un piano militare per riprendere il controllo e governare Gaza, un territorio palestinese da cui si era ritirato oltre due decenni fa. Secondo quanto riportato dal Financial Times, l’ipotesi di una nuova occupazione militare israeliana della Striscia di Gaza è tornata a essere presa in considerazione, complice anche il ritorno dell’ex presidente Donald Trump. Un funzionario israeliano, che ha parlato sotto anonimato, ha rivelato che la politica della precedente amministrazione mirava a porre fine al conflitto, mentre quella attuale sotto la leadership di Trump punta a “vincere” la guerra.
Questa nuova prospettiva solleva interrogativi e preoccupazioni sul futuro della regione e sulla possibile intensificazione del conflitto con i gruppi armati palestinesi che controllano Gaza. La Striscia, sotto il controllo di Hamas dal 2007, ha visto aumentare le tensioni con Israele, con continui scambi di attacchi aerei e missilistici. Il piano di un’occupazione diretta israeliana potrebbe segnare un cambiamento radicale nella gestione della situazione e portare a un’escalation della violenza.
Le Forze di Difesa Israeliane colpiscono obiettivi in Siria
Nel frattempo, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) hanno continuato le loro operazioni nella regione, colpendo presunti obiettivi militari siriani. Secondo un comunicato dell’IDF, sono stati attaccati e distrutti i resti delle capacità militari presenti nelle basi siriane di Tadmur e T4, nei pressi di Palmira e a circa 50 chilometri a ovest della città. Questi attacchi fanno parte di una più ampia strategia israeliana per prevenire l’espansione dell’influenza iraniana in Siria e interrompere eventuali rifornimenti di armi ai gruppi armati nella regione.
Il contesto geopolitico, già teso per via dei conflitti in Siria, Iraq e Libano, sembra ora farsi ancor più instabile con la possibile escalation dei confronti in Gaza e la crescente minaccia di un conflitto a più ampio spettro tra Israele e i suoi nemici regionali. La comunità internazionale osserva con preoccupazione gli sviluppi, temendo che nuove azioni militari possano alimentare ulteriormente le crisi che affliggono il Medio Oriente.
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